C’è tanta delusione nel mondo della scuola per l’esito degli emendamenti apportati al decreto legge n. 104 da parte della VII Commissione Cultura della Camera: dopo le inaspettate dimissioni del relatore Giancarlo Galan (Pdl), lunedì mattina la Commissione è stata riconvocata per scegliere il nuovo relatore. E in tarda mattinata scadrà anche il termine per la presentazione degli emendamenti da discutere in Aula. Nel pomeriggio, sempre del 28 ottobre, dovrebbe iniziare l’esame del nuovo testo da parte della Camera. Peccato che gli unici emendamenti che recheranno vantaggi effettivi a discenti e personale scolastico sono rappresentati dall’equa ripartizione dei docenti di sostegno a livello regionale, finalmente sulla base dei parametri dell’anno 2005/06, in modo da determinare un organico di diritto dei posti percentualmente uguale nei territori, e dalla riduzione da 5 a 3 anni dell’obbligo di permanenza nella provincia dove i neo-assunti vengono immessi in ruolo.
Per il resto, il quadro è davvero negativo. Siamo al buio pesto. Non si comprende ancora perché sia stata decisa la bocciatura di alcuni emendamenti chiave, presentati anche da Anief-Confedir, che avevano solo lo scopo di fare il bene della scuola, degli studenti e di chi vi opera. Invece i parlamentari della Commissione Cultura si sono soffermati su aspetti del testo davvero marginali. Dimenticando, per esempio, che non si può pensare di tenere fermo lo stipendio di un insegnante neo-assunto per 8 anni. Confermando l’illegittimo blocco del primo “gradone” stipendiale, con tutti coloro che sono stati assunti a partire dal 2011, anche con retroattività giuridica 2010, condannati a mantenere fermo per tanto tempo il loro stipendio, già tra i più bassi dell’area Ocse. Come è inaccettabile che non venga preso alcun provvedimento a favore dell’assunzione del personale precario docente e Ata su tutti i posti vacanti e disponibili.
E che dire del mancato inserimento nelle GaE di quasi 100mila tra docenti idonei dell’ultimo concorso ordinario, abilitati con il TFA ordinario a numero chiuso o prossimi all’abilitazione con i percorsi abilitanti riservati? Una scelta che fa ancora più rabbia se si pensa che i colleghi “fortunati” che hanno conseguito l’abilitazione all’estero continuano incredibilmente a essere accolti nelle stesse graduatorie pre-ruolo. C’è delusione, inoltre, per la decisione dei parlamentari di unire le attuali quattro distinte aree professionali dei docenti di sostegno alle superiori, non tenendo conto delle specificità formative e culturali degli stessi insegnanti. Glissando anche sul fatto che questi potrebbero avere non pochi problemi a insegnare determinate discipline ad alunni con particolari esigenze certificate.
Brutte notizie pure dal fronte universitario – il settore che dopo i ministeri risulta più colpito dai tagli – , con un nuovo blocco del turn-over: il Governo ha fatto marcia indietro dopo l’annuncio del Ministro Carrozza dei mesi scorsi riguardo a un massiccio piano di reclutamento, lasciando così “al palo” migliaia di dottori e assegnisti di ricerca con diversi anni di docenza a contratti alle spalle.
“È evidente che la scuola – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – non rappresenta una priorità per questo Governo. Al di là dei proclami, l’operato della VII Commissione Cultura della Camera ci lascia a dir poco disorientati. Ci chiediamo, in particolare, per quale motivo si ritiene inammissibile la stabilizzazione del personale e la collocazione dei precari nelle graduatorie provinciali, dopo che in decine di migliaia sono stati e verranno abilitati dallo stesso Stato italiano a costo di enormi sacrifici economici e formativi. Qualcuno dovrà prima o poi spiegarci perché il Parlamento continua a dimenticarsi di loro”.