Le cronache giornalistiche hanno dato risalto alle intercettazioni telefoniche tra il Ministro della Giustizia e alcuni congiunti della detenuta eccellente Giulia Ligresti, finalizzate a sollecitare un intervento della Cancellieri per ragioni umanitarie. L’intervento di un Ministro della Giustizia a favore di un detenuto in pericolo di vita in sé puó essere considerato un gesto normale, forse anche dovuto. Ció che stona nella vicenda é che questi interventi sono fatti solo a favore di alcuni nomi eccellenti, i quali per consuetudine tra le classi dominanti mantengono contatti personali del tutto impediti ai comuni cittadini. Quindi non è ammissibile nella vicenda, che questo intervento sia stato fatto a favore di un soggetto che ha portato in Fonsai proprio il figlio della Cancellieri, Piergiorgio Peluso, e che proprio dal Gruppo Fonsai è stato liquidato con 3,6 milioni di euro. Le cronache penitenziarie ci dicono che decine di detenuti comuni, in regime cautelare o definitivo, ogni giorno patiscono le stesse conseguenze negative dalla carcerazione vissuta dalla Ligresti. Alcuni di questi non sopravvivono al regime carcerario. Stefano Cucchi ne é oramai l’esempio piú tragicamente famoso, ma tanti sono morti nelle medesime condizioni. Ora il Ministro Cancellieri deve dare prova in Aula di essere intervenuta anche per un solo altro caso di detenuto non eccellente in difficoltà, in pericolo di anoressia, in pericolo di vita. Dimostri il Ministro che l’eguaglianza tra tutti i cittadini (art. 3 Cost.), che il principio di umanità delle pene (art. 27 Cost.) che l’imparzialità dei governanti (art. 97 Cost.) sono precetti effettivi ai quali ella si uniforma, ricordando che un intervento di questa portata è da considerarsi evidente violazione della Costituzione sulla quale il Ministro ha giurato assumendo l’Ufficio di Ministro della Giustizia.
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