Con il Decreto D’Alia stanno per essere finalmente cancellate due importanti storture introdotte dal Governo Monti attraverso la Legge n. 14/2012 sul sistema pensionistico, nota come riforma Fornero: tra i periodi utili a richiedere la pensione, senza le penalizzazioni previste in caso di cessazione dal servizio prima del compimento del 62esimo anno di età, tornano ad essere inclusi sia i giorni di assenza per le donazioni di sangue sia i congedi parentali per maternità e paternità.
Il decreto prevede, infatti, che all’art. 4 bis che modifica l’art. 6 comma 2 quater del DL 216/11 (legge 14/12) si introduca il seguente periodo: "…nonche’ per la donazione di sangue e di emocomponenti, come previsto dall’articolo 8, comma 1, della legge 21 ottobre 2005, n. 219, per i congedi parentali di maternità e paternità previsti dal testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151."
Tuttavia, sempre nel decreto D’Alia non c’è traccia dell’annullamento della penalizzazione prevista per coloro che usufruiscono dei permessi previsti dalla Legge 104/94 “per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”: i dipendenti della pubblica amministrazione che si occupano di disabili in situazione di gravità continueranno, pertanto, a subire una decurtazione ingiusta, illegittima e irrazionale.
A rendere ancora più amara la decisione sono le promesse fatte nei giorni scorsi dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Enrico Giovannini, che rispondendo a un’interrogazione parlamentare di Scelta Civica aveva pubblicamente assicurato l’appoggio del Governo nell’estendere la modifica anche ai dipendenti che assistono disabili in situazione di gravità. Ma la V Commissione Bilancio e Tesoro della Camera ha bocciato l’emendamento, sostenendo che per favorire la fruibilità senza decurtazione per i permessi concessi “ai sensi della legge n. 104 del 1992, appare suscettibile determinare nuovi o maggiori oneri – presumibilmente di sensibile entità – privi di quantificazione e copertura finanziaria”.
“Ancora una volta – è l’amaro commento di Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – le mere esigenze di cassa sovrastano i diritti dei lavoratori. Solo che in questo caso si tratta di una decisione ancora più inammissibile, perché anziché trovare il modo di supportare il dipendente che già vive una difficile situazione umana, lo si costringe a dovere scegliere tra lavoro e affetti familiari”.
“Poiché ci troviamo chiaramente davanti ad una scelta iniqua, che il legislatore non è stato in grado di sanare, il nostro sindacato – annuncia Pacifico – ha deciso che ricorrerà in tribunale per tutelare tutti i dipendenti pubblici che assistono un familiare affetto da grave patologia: l’obiettivo è far dichiarare incostituzionale quella parte della riforma Fornero che umilia tanti lavoratori dello Stato”.