Il trasferimento di un conto corrente bancario che deve avvenire ”senza spese aggiuntive di qualsiasi origine e natura” a carico del cliente, così come previsto nella bozza del ddl collegato alla Legge Stabilità, già contemplato dal decreto Bersani, analogamente all’esclusione di costi di produzione per l’invio dell’estratto conto, continuerà a restare lettera morta in assenza di doverose sanzioni per le banche inadempienti, la cui fertile fantasia continua a sfornare balzelli aggiuntivi, spese e commissioni per appesantire i salati costi di gestione che arrivano a 347 euro annui, contro una media europea di 114 euro. E’ quanto spiegano le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori. Dall’ultimo monitoraggio Adusbef del 10 ottobre 2013, il costo medio di gestione di un conto corrente con ”profilo a bassa operatività” e rigorosa metodologia ISC (Indicatore Sintetico di Costo) si attestava a 347 euro, con le 10 primarie banche italiane che praticavano dai 238,35 euro della Bnl (la più economica), ai 337,18 di Unicredit; dai 273,20 di Intesa San Paolo, ai 438,70 della Banca Popolare di Vicenza (tra le più care), la cui media ponderata ISC di 347 euro su 57 banche indagate risultava più cara del 338% rispetto a 101 euro indicati da Bankitalia, (+ 300% rispetto ai 114 euro della media Ue di 27 paesi). L’Italia maglia nera per i costi dei conti correnti, i tassi applicati sui mutui e sul credito al consumo, per le spese dei bonifici e trasferimenti di denaro, oltre che per l’imposizione di costose polizze assicurative di 15/20.000 euro per chi riesce ad ottenere un mutuo, dovrà adeguarsi ad una recente direttiva del commissario europeo Michel Barnier, su tariffe bancarie care e sui tempi troppo lunghi per cambiare banca, che hanno convinto la Commissione Ue a lanciare una nuova normativa che taglia drasticamente i tempi, costringe gli istituti alla trasparenza sulle spese,sollecitando un minimo di concorrenza nel settore bancario. Adusbef e Federconsumatori, pur apprezzando il lavoro del commissario Barnier e l’ulteriore puntualizzazione del ddl collegato alla legge di stabilità, sollecitano la portabilita’ dei conti correnti da una banca all’altra in un tempo stabilito di 30 giorni, ulteriore misura efficace, come quella attivata per la portabilità dei numeri di telefono da un gestore all’altro, per impedire accordi di cartello e clausole vessatorie nei contratti di durata, tese a negare i diritti di consumatori e correntisti. Attualmente per destinare le operazioni bancarie, riconoscere un conto corrente e dare la certezza che ordini di pagamento (bonifico) e/o di prelevamento (assegno) impartiti dal correntista vadano a buon fine, esistono due codici fondamentali (ABI per individuare l’Istituto di Credito) e Cab (che individua lo sportello sul quale il conto e’ radicato),oltre al numero di conto corrente ed al Codice Iban composto da 27 caratteri. La portabilita’ del conto, deve prevedere un sistema informatico in grado di conoscere per quel determinato numero di conto, codice Abi, Cab ed Iban in qualsiasi momento: se si cambia banca, occorre un meccanismo di informazione del sistema informatico centralizzato. Cio’ presuppone che il sistema sia costantemente aggiornato sull’indirizzo bancario relativo a quel determinato numero di conto corrente, condizione indispensabile di un ”cervellone”, aggiornato in tempo reale, in grado di accentrare tutti i conti su base nazionale e le loro variazioni di indirizzo bancario, sul modello della Centrale Rischi della Banca d’Italia. L’accentramento dei conti correnti nazionali presso la Banca d’Italia potrebbe essere – concludono le due associazioni – la soluzione in grado di realizzare e gestire il sistema informatico centrale per consentire la portabilità dei conti correnti.