”L’effetto trascinamento del cambio lira-euro entrato in vigore dal 1.1.2002 (1.000 lire = 1 euro), con lo sciagurato tasso di cambio fissato a 1.936,27 lire a euro (invece di un giusto tasso di 1.300 lire max per 1 euro), ha svuotato le tasche delle famiglie italiane, al ritmo di 1.100 euro l’anno di rincari speculati, per un conto finale superiore a 11.000 euro pro-capite nell’ultimo decennio”. Lo sostengono, in un comunicato, Adusbef e Federconsumatori, spiegando: ”Dall’ingresso nell’euro infatti, avvenuto senza alcun controllo nel gennaio 2002 con il Comitato Euro che assecondava gli aumenti, si è registrata una perdita del potere di acquisto, che anche le statistiche ufficiali sono costrette a riconoscere, pari a 11.054 euro per ogni famiglia (24 milioni), con un vero e proprio trasferimento di ricchezza stimato in 265,3 miliardi di euro, dalle tasche dei consumatori a quelle di coloro che hanno avuto la possibilità di determinare prezzi e tariffe, al riparo dai dovuti controlli delle inutili, forse contigue, autorità di settore”. Il crollo dei consumi e le sofferenze economiche degli italiani, che ha colpito anche il ceto medio e i redditi che potevano essere definiti dei ”benestanti” nel 2001, secondo le due associazioni di consumatori ”e’ dimostrato inconfutabilmente dallo studio Adusbef sulla capacità di spesa (Cds), pari in Italia a 119 nel 2001, tra le piu’ elevate dei paesi europei superata da Inghilterra (120); Svezia (123); Belgio (124); Austria (126); Danimarca (128); Olanda ed Irlanda (134); Lussemburgo (235); piu’ elevata di Francia; Germania e Finlandia (116). Nel 2012, l’Italia (-16,8%) guida la classifica negativa della capacita’ di spesa (Cds) ridotta di 20 punti ed attestata a 99; al secondo posto la Grecia (-13,8% la Cds che passa da 87 a 75); al terzo il Regno Unito (-8,3% con la Cds a 110; al quarto il Portogallo -7,4% che si attesta a 75; al quinto la Francia -6,9% con la Cds a 108; al sesto il Belgio a 119; mentre Austria (131); Germania (122); Svezia (129) e Lussemburgo (272) aumentano la capacita’ di spesa”. Ora che la crisi economica ha accentuato la debacle dei consumi, ”che potranno scendere fino al 9,1% nel 2013”, Adusbef e Federconsumatori propongono la loro ricetta per restituire potere di acquisto alle famiglie dissanguate: ”La sterilizzazione totale di prezzi e tariffe per almeno 12 mesi; il ravvedimento operoso sull’Iva ripristinando l’aliquota del 21%, in linea con la media Ue pari al 20,9%, tassa sui poveri che rendera’ ancora piu’ acuta la stagnazione e ridurra’ il gettito; la riforma delle distratte autorita’ vigilanti, che invece di contrastare monopoli, oligopoli e cartelli bancari, assicurativi, elettrici e del gas, ci sono andati a braccetto; l’impegno ad aumentare la concorrenza specie nel settore bancario ed assicurativo; il rafforzamento della legge sulla class action, che con il ‘danno punitivo’ puo’ contrastare i predatori delle famiglie; un taglio drastico del 10% della spesa pubblica, per finanziare gli investimenti e ridurre il debito pubblico di almeno 20 miliardi l’anno”.