
Continuo a sentirmi eretica nel Partito su cui ho fondato la mia formazione politica, ma non mi sottraggo dalla responsabilità di esprimere una riflessione rispetto ai risultati del congresso di Messina. Una farsa annunziata non solo per le preoccupazioni espresse dall’On. Panarello del quale comprendo l’amarezza, ma per la fatica di sopportare l’ingenuità con cui Francantonio Genovese fa credere di essere estraneo alle scelte delle miriadi di circoli a lui apparentati. Ancora più drammatica la difesa dei "garantisti" che rivendicano trasparenza e correttezza a fronte di palesi fenomeni di degrado politico e non di "semplici sviste" verificatisi in alcuni circoli. Non mi meraviglio più di nulla. Sono solo disgustata. Non certo perché la mozione Renzi ha avuto a Messina oltre il 60%, anche se in controtendenza rispetto al dato siciliano, ma perché è stata profondamente sbagliata la scelta di Lupo di trovare una sintesi con l’area Genovese senza intervenire nel degrado morale e politico che il maggiore esponente di quell’area aveva impresso al PD, nella sua vita interna, nella sua immagine esterna. Tranne che qualcuno pensi che il deputato più votato d’Italia sia totalmente estraneo alle vicende giudiziarie che riguardano i suoi parenti e il suo clan le cui "stranezze" e volgarità mi onoro di aver denunziato in occasione delle ultime elezioni politiche. Niente di personale. Continuo solo a criticare un sistema politico da cui il PD, oggi, deve rimanere assolutamente estraneo se vuole governare un vero cambiamento e accettare la sfida che tutti abbiamo di fronte, a prescindere dal leader che ne assumerà la guida.
Lucia Tarro Celi