I cartelli stradali dovrebbero portare sul retro gli estremi dell’ordinanza che ne stabilisce l’installazione. Un’ordinanza della Corte di Cassazione (n.25771 del 15/11/2013) ha stabilito che non basta che manchi l’indicazione per annullare la multa, ma occorre dimostrare che manca l’ordinanza dell’amministrazione o la stessa sia viziata, per cui ha rinviato il tutto al Tribunale chè accerti il dovuto. La Cassazione, in assenza di norme che sanzionino la mancanza di questa indicazione, ha deciso di dare questa interpretazione “pro-amministrazione”. Ma avrebbe, al contrario, potuto dire che l’assenza dell’indicazione rendeva nulla la multa in virtù, per esempio, che sarebbe stato leso il diritto di difesa del ricorrente, non essendo presenti le informazioni sufficienti ad individuare la liceità del cartello stradale. Cosa se ne deduce da questa sentenza e, soprattutto da questa norma del Regolamento del Codice della Strada? Lo Stato ha sempre ragione? Parrebbe di sì, per l’interpretazione della Cassazione e, soprattutto, per la norma in sè, che stabilisce un principio, ma nulla indica per le sanzioni in assenza dello stesso. Stante questa logica, quando non mostriamo sull’automobile il pagamento della assicurazione o l’avvenuto pagamento della sosta in zona regolamentata, l’autorità che eleva contravvenzione dovrebbe dimostrare che il pagamento non è in assoluto avvenuto. Invece no! Non è così. E per questo che i giudici di Cassazione, stante la carenza sanzionatoria della norma, hanno affermato che lo Stato ha sempre ragione. Infatti, il Codice della Strada prevede la multa per mancata esposizione dell’assicurazione e, in più, quella per mancato pagamento. Non solo, ma la norma, relativamente alla mancata esposizione del pagamento del parcheggio, è ancora più severa: la mancata esposizione equivale al non-pagamento. Lo Stato, quindi, ha sempre ragione, grazie al fatto che la legge non è uguale per tutti.
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