I dati resi noti oggi da Eurostat purtroppo confermano quello che sosteniamo da anni: la povertà in Italia è un problema ben più grave di come viene giornalmente descritto. Da tempo l’Eurispes si ostina a dire che nel nostro Paese sono 2,5 milioni le famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà, per un totale di 8 milioni di persone, 2,5 sono coloro che vivono appena al di sopra questa soglia, quindi altri 8 milioni di individui. Il dato dimostra che le nostre stime non solo non fossero esagerate ma addirittura approssimate per difetto. E non è tutto. Ci stiamo avvicinando alla profezia che lanciammo fin dai primi anni Novanta, quando sostenemmo che la popolazione italiana si stava avviando a dividersi in tre categorie: un terzo di poveri, un terzo di blindati e un terzo sulla via della progressiva proletarizzazione. Stiamo parlando di una vera e propria bomba sociale perché a chi vive nel disagio bisogna aggiungere circa 25 milioni di persone appartenenti al ceto medio che vivono sempre più in una condizione di instabilità e precarietà. La verità è che in Italia manca un sistema di rilevazione serio che prenda in considerazione parametri più aderenti alla realtà. Se si pensa, infatti, che il parametro per stabilire la soglia di povertà è 990,88 euro di reddito per un nucleo familiare formato da due persone vuol dire pensare che una famiglia che tira avanti con 1.000 euro al mese sia benestante. Un’assurdità. Tutto ciò segnala la necessità che la politica torni a governare i processi economici e sociali perché non possiamo continuare a restare ostaggio della finanza, della burocrazia e delle banche. Sarà pur vero che seguendo la linea del rigore adottata negli ultimi anni i conti dello Stato torneranno a posto, ma per quella data bisognerà anche accettare il paradosso del chirurgo: l’intervento è perfettamente riuscito, ma il paziente è morto. Lo dichiara il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara.