Confindustria, finita ma Paese fragile

”La profonda recessione dell’economia italiana, la seconda in sei anni, è finita. I suoi effetti no”. E’ la fotografia scattata dal Centro studi di Confindustria nello scenario economico ”La difficile ripresa. Cultura motore dello sviluppo’. ”Camminiamo però sul filo di un rasoio – sottolineano gli economisti di Confindustria – e molti sono i tasselli che devono andare a posto per comporre il mosaico”. Il CsC rivede poi al ribasso le stime per il Pil italiano: nel 2013 si prevede un calo dell’1,8%, ridotto rispetto al -1,6% stimato nello scenario economico di settembre. Gli economisti di viale Astronomia confermano invece la stima per il 2014, che vede un incremento del prodotto interno lordo dello 0,7%, a cui seguirà una crescita dell’1,2% nel 2015. Però, avverte il Csc, ”basta poco perchè gli eventi prendano una piega infelice” e ”il pericolo maggiore è il cedimento della tenuta sociale, con il montare della protesta che si incanali verso rappresentanze che predicano la violazione delle regole e la sovversione delle istituzioni”. E ricorda che ”il Paese ha subito un grave arretramento ed è diventato più fragile, anche sul fronte sociale”. In particolare, le persone a cui manca lavoro, totalmente o parzialmente, sono 7,3 milioni, due volte la cifra di sei anni fa. Si tratta di tutti coloro che vivono nell’area del disagio occupazionale. E dal 2007 le famiglie italiane hanno dovuto tagliare sette settimane di consumi, ossia 5.037 euro in media all’anno. Un po’ di luce dovrebbe vedersi nel 2015, quando il credit crunch si allenterà fino a trasformarsi in aumento dei prestiti e, insieme, si ridurrà lo spread Btp/Bund a 150 punti base.