Siamo ormai prossimi al Natale del Signore quando alla nostra riflessione si presenta il 4° pilastro della pace, cioè la preghiera. Si tratta una felice coincidenza. Perché il bambino che noi aspettiamo e adoriamo è il “principe della pace”.
Per descrivere questo importante fondamento della pace, basterebbe ripercorrere a ritroso tutte le varie giornate mondiali di preghiera per la pace (1° gennaio di ogni anno) iniziate da Paolo VI nel 1968 e continuate da tutti i papi che sono venuti dopo. Ricordate quando all’inizio dello scorso settembre papa Francesco ha chiesto a tutti gli uomini di buona volontà di pregare per la pace in Siria? Era convinto che la preghiera può fare molto di più delle strategie diplomatiche.
Per evitare di cadere nel “già detto e visto”, vi propongo un testo di preghiera strettamente collegato al Natale, ove si sottolinea l’importanza della pace.
Dal cantico del Benedictus (Lc 1, 68-79) che preghiamo ogni mattino alle Lodi, ritaglio (modificandoli leggermente) due versetti (78 e 79) che mi sembrano abbastanza funzionali al nostro tema.
Grazie alle viscere misericordiose del nostro Dio,
ci visiterà un astro che sorge dall’alto,
per risplendere su quelli che sono seduti nelle tenebre
e nell’ombra della morte,
al fine di dirigere i nostri passi
sulla via della pace.
Si tratta della preghiera di esultanza di Zaccaria per la nascita inaspettata del figlio Giovanni che viene messa in relazione con la venuta al mondo del Messia.
Qui possiamo subito far risaltare il contenuto della preghiera: prendere coscienza della compassione di Dio che sta all’origine della storia della salvezza. Tutte le volte che ci mettiamo in contatto con Dio attraverso la preghiera, non possiamo tacere il suo modo di agire: sempre benevolo con gli uomini. E subito dopo ci viene proposto di contemplare l’origine del Figlio di Dio: non germoglia dalla terra, come gli altri, ma “dall’alto”, cioè dal cielo. Guardiamo ancora meglio perché, in poche parole, questa preghiera esprime con precisione teologica il mistero che ci prepariamo a vivere: “l’astro” secondo la visione profetica simboleggia l’apparizione del Messia, “dall’alto” indica la sua origine. L’applicazione è carica di significato: Gesù si ergerà in mezzo all’umanità, all’interno del suo popolo e tuttavia sarà venuto dal cielo. Basti pensare all’annuncio gioioso fatto a Maria “Lo spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’altissimo ti coprirà con la sua ombra” (Lc 1,35).
Il motivo di tale apparizione è costituito dal desiderio di “portare” luce, che in termini biblici equivale a portare “vita” a coloro che ”sono seduti nelle tenebre e nell’ombra della morte”.
La cosa che più di ogni altra dovremmo chiedere costantemente nella preghiera è quella che il Signore apra i nostri occhi per farci passare dalla “morte” alla “vita”. Interessante il racconto di Paolo davanti al re Agrippa quando rifacendosi alla sua vocazione comprende di essere stato mandato “per aprire i loro occhi , perché si convertano dalle tenebre alla luce” (At 20,18).
Se fin adesso la preghiera di Zaccaria ha descritto più le prerogative dell’azione di Dio rispetto all’uomo, adesso proprio coloro che vedono e sanno, devono alzarsi e percorrere una strada nuova, un cammino alternativo a quanto il mondo presenta.
Qui emerge in tutta la sua dirompente portata che la pace (armonia del popolo) è la nuova condizione di chi è stato liberato dai suoi nemici e vive nella comunione con Dio.
È quanto vi auguro di poter sperimentare in questo Natale.
Ettore Sentimentale