Quanto accaduto nella ex Scuola Elementare di Paradiso testimonia il deflagrare dell’eterna questione alloggi mai risolta dal Comune di Messina e al contempo l’avvisaglia di una conflittualità sociale pronta anch’essa ad esplodere se non arginata da politiche di cambiamento reale. Naturalmente, alle tre famiglie che da giorni alloggiano in un plesso scolastico abbandonato perché non hanno altra dimora dignitosa dove stare, come pure a tutte le famiglie messinesi che vivono drammaticamente la crisi abitativa, va tutta la nostra solidarietà. Ma da parte delle Istituzioni e degli Organi di Governo la solidarietà non può bastare. Essi hanno il dovere di prospettare soluzioni credibili che soddisfino i bisogni materiali della comunità tenuto conto delle risorse disponibili. Da questo punto di vista, l’Amministrazione Comunale non ha fornito un buon servigio alle famiglie sfrattate o sottoposte a provvedimento di sgombero nel momento in cui ha prospettato loro la possibilità di un trasferimento nei locali della ex “scuola Donato” . Se a persone disperate, senza lavoro, senza casa, si garantisce la possibilità di una sistemazione stabile e sicura dove alloggiare la propria famiglia in tempi rapidi e con durata indefinita e settimana dopo settimana, mese dopo mese, il traguardo dell’alloggio viene spostato in avanti con motivazioni inconsistenti ed interlocutorie, è facile pronosticare che la disperazione si possa trasformare in rabbia e l’ansia dell’attesa infinita in azioni di forza senza riguardo delle conseguenze. Dagli sfrattati abbiamo appreso l’intenzione della Giunta Municipale di riconvertire l’ex scuola elementare in un ricovero per i senza tetto. L’idea non può che incontrare il favore di questo Consiglio Circoscrizionale: la vicenda dei migranti al Palanebiolo dimostra quanto questa città abbia bisogno di strutture “vere” attrezzate per l’accoglienza emergenziale delle persone bisognose. Tuttavia, avremmo gradito un confronto con l’Amministrazione Comunale, discutere il progetto (qualora ve ne fosse uno), conoscere le fonti di finanziamento. Tutto ciò prima di cimentarsi in visite guidate a vecchi plessi inagibili con persone disperate, lasciando accarezzare loro il sogno di un tetto sulla testa. Sbagliato nei modi! Nei Tempi! Nell’impostazione! In una città come Messina affrontare la crisi abitativa necessita un approccio rivoluzionario. Ma non è la rivoluzione proletaria delle occupazioni. Piuttosto, la rivoluzione dell’informatizzazione, della modernizzazione, della programmazione, della “pulizia”. Messina è l’unica città capoluogo a non aver informatizzato il proprio patrimonio. Il Comune gestisce oltre 1500 alloggi. Ma non è una gestione sana!. Non lo è perché non risponde a criteri di efficienza e trasparenza ed ai bisogni delle fasce più indigenti della comunità. Per anni abbiamo denunciato questa cattiva gestione come frutto amaro delle connivenze tra classe dirigente e malaffare e della scellerata pratica della malapolitica di lucrare sui bisogni della gente. Adesso, che rispetto a quella politica abbiamo voltato pagina, di cosa si tratta? Improvvisazione, incompetenza, stato confusionale o cos’altro? Ci sono decine di alloggi comunali non assegnati. Parte di questi sono inagibili perché necessitano di interventi di manutenzione, spesso di piccola entità, ma il Comune dichiara di non avere le risorse per eseguire i lavori necessari. Perchè l’Amministrazione non dispone uno screening tra le famiglie sottoposte a sfratto o sgombero per raccogliere le disponibilità di quanti potrebbero farsi carico di questi lavori per poi scomputarli sul canone di locazione? Quante sono le famiglie assegnatarie di alloggi in quanto senza reddito che nel corso degli anni hanno visto mutare positivamente la loro posizione lavorativa, rendendole capaci di pagare l’affitto nel libero mercato ma che ancora oggi occupano alloggi comunali? E ancora, quanti sono i casi di alloggi assegnati anni fa a nuclei familiari e che adesso sono abitati da una coppia o da una persona singola che magari vive in un alloggio comunale di 90 mq.? E quanti sono i casi di famiglie numerose alle quali non è possibile assegnare un alloggio perché sono disponibili solo monolocali o bilocali? L’Amministrazione Comunale conosce questi dati? E se li conosce, perché non li incrocia? L’alloggio comunale è una risposta di civiltà all’esigenza temporanea di cittadini in gravi difficoltà, non è un premio vitalizio, magari ereditabile. Le case comunali appartengono alla collettività e l’Amministrazione Comunale ne dispone pienamente in ragione dei superiori interessi della collettività. Attendiamo di conoscere a quale dirigente, il Sindaco e il Direttore Generale affideranno le sorti di questo delicato comparto della macchina amministrativa. Non sappiamo se operare in questa direzione rappresenti un cambiamento dal basso. Ma a questo punto poco importa, purché qualcosa cambi davvero.
Il Consiglio della V Circoscrizione