di Roberto Gugliotta
E’ un brutto momento per la politica locale. Si parla male, si misurano con i fatti pochissimi, ci si diverte solo con il codazzo, quando il codazzo diverte. Non ci sono nemmeno grandi speranze per il futuro. Manca la "squadra" guida, la stessa Università sembra bravissima soprattutto a nascondere i propri affanni. Per tutti più che un problema di filosofia, sembra soprattutto un problema di uomini. Il livello tecnico medio si è sensibilmente abbassato, sotto questo aspetto i risultati del consiglio comunale sono stati tutt’altro che casuali e quelli di Confindustria confermano i disagi. Il blocco dei mercati dovuto alla grande congiuntura ha poi fatto il resto. Pochi partiti hanno combinato qualcosa e quasi nessuno ha potuto scegliere a ragion veduta, soprattutto quello che si poteva. Questo ha abbassato ulteriormente il livello medio delle forze in campo portando anche ad alcune variabili discretamente impazzite: i cosiddetti movimenti popolari. Adesso si sta verificando un fenomeno stranissimo. Molti "grandi protagonisti" della Messinesità se ne sono andati, altri hanno raggiunto età in cui devono soprattutto difender se stessi, ma nel frattempo la generazione cresciuta alla loro ombra non riesce a esprimere niente di veramente efficace. Fateci caso. Il nostro è un "Sistema" quasi senza generazione di mezzo. Non esistono cioè nè i ricambi nè cervelli. E chi si propone come “nuovo” è già vecchio nei modi se non nei contenuti: vendette, complotti, cospirazioni giudiziarie. Programmare male è un fatto sopportabile, quello che non si può più reggere è la volontà di farlo, la predisposizione a schierarsi in politica proprio per ridurre il gioco ai minimi termini. Insomma, a ragion veduta, è una brutta politica che non ha nessuna voglia di migliorarsi. Né di voltare pagina. Ed è una perseveranza diabolica che dimostra come nessuno abbia capito la diversità e la delicatezza di questo particolare momento storico. Non è più in ballo il risultato di una singola formazione o classe sociale, è in ballo un angolo del futuro di tutti. Agire almeno in libertà, cercare se non l’idea vincente, la speranza di avere una speranza di farcela, non è più un lusso. E’ una ragione di stato.