“C’è da pensar male se, a fine dicembre, la regione autorizza due grandi impianti di bio-stabilizzazione (che con quello di Catania fanno tre) e dimentica di chiedere al governo nazionale la proroga dell’emergenza regionale sui rifiuti? Sembrerebbe di sì, perché alla proroga dell’emergenza sono legati 200 milioni di euro di fondi destinati alla realizzazione di impianti per la raccolta differenziata (compostaggio, secco, ecc.) che oggi risultano persi se non verrà accolta la richiesta di ripristinare (nel mille proroghe nazionale) ulteriori sei mesi di emergenza”, dichiara Vincenzo Ciffo, che prosegue: “gli impianti di bio-stabilizzazione sono oggi utilizzati per conferire la raccolta differenziata dell’organico che così non viene avviata a recupero ma finisce in discarica, anche se paradossalmente viene calcolata come tale. Gli impianti sono privati. L’assessore Marino, che da sempre si professa contrario alle discariche, soprattutto se private, sostiene che servono per gestire il transitorio sino alla realizzazione degli impianti di compostaggio. La cruda analisi dei fatti è che le scelte fin qui fatte vanno nella direzione contraria di favorire gli attuali gestori e di non permettere la realizzazione di un sistema impiantistico che favorirebbe l’avvio a recupero di ingenti quantitativi di rifiuto con grandi economie per i cittadini e salvaguardia del territorio.”
Simona Sanfilippo afferma: “Ci chiediamo come sia possibile accettare, da parte dei vertici dell’amministrazione comunale, che si avvii il progetto di creazione di un bio-stabilizzatore, con relativa riapertura della discarica dismessa in località Pace nel Comune di Messina, quando esistono valide ragioni per contrastare entrambi i decreti autorizzativi (A.I.A dell’agosto 2009, e D.D.G. N 458 del luglio 2010) poiché non in linea con la normativa europea e con una strategia mirante ad un “riciclo virtuoso”. In particolare, e come già sostenuto da Raffaella Spadaro, presidente provinciale Verdi, non soltanto la tecnologia scelta risulta superata in termini di impatto ambientale e di raggiungimento dell’obiettivo finale delle 4R previste dalle direttive europee in materia di gestione dei rifiuti (Riduzione all’origine, Riuso, Riciclo, Recupero di Energia); ma a questo deve aggiungersi che la localizzazione dell’impianto risulterebbe in un’area a forte rischio idrogeologico e, del resto, già coperta da vincoli naturalistici ambientali precisi. Affermare, come ha fatto l’attuale Assessore all’Ambiente del comune di Messina che effettivamente la scelta della location per la creazione dell’impianto è infelice, ma bloccare il progetto implicherebbe la ricerca di nuove linee di finanziamento per lo stesso, con dispersione di altri 2 o 3 anni, rischia di apparire come un pretestuoso modo di aggirare il problema grave dello smaltimento rifiuti a Messina, assecondando strategie miopi e addirittura contrarie agli obiettivi fondamentali che dovrebbero informare di sé l’intero processo di smaltimento rifiuti.”
Green Italia chiede che si applichino le innovazioni tecnologiche, alla luce delle politiche di green economy, affinché la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini vengano attuate in funzione del principio di precauzione e in virtù di una lungimiranza politico-amministrativa che riscatti il territorio messinese da un passato in cui la gestione della cosa pubblica ha peccato di negligenza e imperizia.