Radio Zanca: Messina caput mundi

Dove scrivi, adesso? Sui muri?

Questa frase, lanciata da un capo all’altro di un bar cittadino riccamente frequentato al sottoscritto, è la principale responsabile della nascita di IMG Press. Immagino che l’autore avesse tutt’altra intenzione, quando mi schermì pubblicamente assicurandosi di essere ben ascoltato.

di Roberto Gugliotta

Potrei usare frasi a effetto per colpirvi. Potrei dirvi che a Messina tutto è costruito a tavolino e che il potere vero è in mano a uno degli uomini più ricchi del Paese, la cui dichiarazione di sinistra pare bastare ai votanti creduloni, che non sanno, o piuttosto fingono di non sapere, che stanno combattendo il padrone con un altro padrone. Potrei dirvi che qui le persone che si fanno da sole vengono ghettizzate e ostracizzate, che per avere successo davvero devi passare dal padrone per essergli debitore, non foss’altro che in nome del suo benestare. Il padrone, il partito unico nei fatti decide vinti e vincitori; ma come fa? Si chiederanno i più ingenui dal fondo della sala. Facile: se rischia di non vincere come per magia all’opposizione apparirà un avversario “facile”. Cosa farà il popolo, voterà per l’uomo dalla politica dormiente, dalla reazione lenta, o il pur antipatico rappresentante della Lobby dello Stretto? Nella migliore delle ipotesi non andrà nemmeno a votare, e i desideri dei potenti saranno stati comunque esauditi.
Ciò che a gran parte di noi sfugge è che in un posto più piccolo si notano di più le cose grandi; così una grande ingiustizia sarà più visibile a Messina, che nel resto d’Italia. Anche se è la stessa! Così in un posto più piccolo avviene male più preciso, e che colpisce meglio e più a fondo. E infine, ciò che mi basterà dirvi è che la sopravvivenza di un solo virtuoso mina l’equilibrio della filosofia di vita messinese. Ma per loro è meglio se passi per essere uno scarso, e d’altronde se non lavori nel giornale locale non vali, vuol dire che il padrone ti ha snobbato. Stringere la cinghia e abbracciarsi stretta la propria coscienza prima di dormire un sonno giusto, figuriamoci, chi crederebbe a simili ideali? Meglio stravaccarsi sulla propria comoda arrampicata locale, mentre tutt’intorno la stagnante attitudine dell’uomo per la via più facile si ripete, e ripudiare quella puttana stanca della propria morale con la noia che viene a essere fedeli per troppo tempo ma senza troppa vocazione.

La gente non crede più né all’istituzione, né alla politica, a niente insomma che riconduca alla speranza in una qualche forma d’ordine. La gente, per intenderci, sa che non c’è più nulla di garantito che non sia passato da legami familiari o clan: d’altronde nemmeno la legge teme più questi legami. Il trauma quotidiano e sottocutaneo di vivere a Messina senza essere tra i “giusti”, lo immagino simile a quello di una madre che ti rifiuta. La terra che dovrebbe accoglierti a braccia aperte ti caccia, ti costringe a studiare da architetto per fare l’usciere.
Non voglio fare la parte della vittima, però. Io sono un privilegiato senza ombra di dubbio: ho fatto, faccio e presumibilmente una volta passata la nottata continuerò a fare quello che volevo. E quello che volevo era comunque tenere la guardia alta e i pungi pronti. Volevo essere un combattente, lottare contro le ingiustizie. E se e quando dovessi lasciare Messina sarà perché l’ho deciso io.