Radio Zanca: la Sicilia è allo stremo e la politica ne depreda le ricchezze

di Roberto Gugliotta

Corte dei Conti: la Sicilia è allo stremo e la politica ne depreda le ricchezze. "La realtà supera spesso la fantasia". Luciana Savagnone, presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti per la Regione siciliana, aprendo, nell’Aula magna della Scuola di Scienze giuridiche ed economico-sociali di Palermo, l’anno giudiziario 2014

Adnkronos

Scoppia la controversia sul modo di gestire le risorse da parte della politica siciliana e tutti si indignano. E’ tutto un fiorir di opinioni, vecchie e nuove, sul tema: se possiamo ancora definirci moralisti, etici, populisti o perché no, antispreconi e la politica di Stato – quella che conta, quella che ha "carisma", quella che fa opinione – non dice la sua opinione. E soprattutto, non organizza un bel dibattito delle opinioni altrui: che si devono accontentare dei blog, di un post su Fb. Però, non è il caso di sdegnarsi. La polemica è esplosa proprio nel pieno delle feste di Carnevale, tra un ballo in maschera e una maialata. Figurarsi se si può essere seri nel bel mezzo di una sfilata di Carri tra Arlecchino e Pulcinella e una pioggia di coriandoli. Eppure, eppure… la Corte dei Conti tuona: "L’economia italiana è allo stremo e, in Sicilia, l’economia, da sempre grande difficoltà, è oggi in stato comatoso. In queste difficilissime circostanze socio-economiche, la classe politica non riesce a dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini, occupandosi prevalentemente di se stessa e, sempre più spesso sottraendo ricchezza al Paese, depredando nei più diversi modi, e in questo la realtà supera spesso la fantasia, le risorse pubbliche che dovrebbero essere destinate alla crescita". Ed ecco che una suggestione cattura la mia attenzione: la storia di Arlecchino servitore di due padroni… nel bel mezzo di questa domenica di festa il Vangelo ci sprona a non mollare la retta via: “Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza”. In un altro articolo firmato da padre Ettore Sentimentale leggerete che il Vangelo smaschera le paurose contraddizioni di disumanità nella creata talvolta anche dai cristiani. Una semplice prova: invece del vero culto reso a Dio, anche noi (cristiani) alimentiamo il culto al denaro come unico dio, fonte di sicurezza, felicità e potere. In fondo, a chi non piace questa “nuova religione”?. Per molte e buone ragioni oggi Stato e Chiesa si trovano a discuterne. Ma servirà a voltare pagina? Ci aiuterà a capire perché, per esempio, nella bella Messina, coloro che tuonano contro il malcostume, la ruberia sono spesso gli stessi cattivi maestri che per anni hanno cospirato contro il popolo? Dubito, perchè è impossibile, tra una sfilata di Carri e una pagliacciata mascherata da Notte della Cultura, organizzare una rivoluzione. E senza un maestro credibile un dibattito così impegnativo diventa subito di serie D perde di tono e di importanza. Solo qualche flash per illuminare meglio questa riflessione. Che effetto fa vedere, ben comodi davanti al televisore, i disperati e gli affamati sopravvissuti che sbarcano nei nostri porti? Nessuno. Che moto di rabbia ci provoca sapere che per essere assunti all’Università o al Policlinico occorre spesso essere parenti di qualcuno o figli di buona donna? Nessuno. Ormai abbiamo fatto l’abitudine. E nemmeno lo “spettacolo” degli scandali, degli sprechi, sembrano scalfire più di tanto la nostra pacifica vita da ignavi. Nulla di nuovo, anzi tutto un “dèjà vu”! Basta sapersi adeguare e non avere aspettative. Niente di così irreparabile.