SCUOLA: Gap stipendio rispetto ai privati sempre maggiore

Gli insegnanti e il personale della scuola hanno bisogno di sbloccare il contratto di lavoro e di risorse vere: l’aumento di 80 euro per coloro che ne guadagnano meno di 1.500 al mese, annunciato dal premier Renzi, rappresenta poco più di un ‘obolo’, visto che tra i paesi moderni europei i nostri docenti continuano ad avere lo stipendio più basso dopo la Grecia, con quasi 8mila euro in meno a fine carriera rispetto alla media di tutto il vecchio Continente. Perché mentre si fanno passare questi aumenti come motivo di attenzione per il settore, nel frattempo l’Istat di dice che l’ultimo indice generale delle retribuzioni contrattuali orarie disponibile registra incrementi tendenziali sopra la media nel settore privato (+1,9%) e, in particolare nei settori dell’agricoltura (+3,4%), dell’industria (+2,1%) e dei servizi privati (+1,6%). Mentre in tutti i comparti della pubblica amministrazione (dirigenti e non dirigenti, contrattualizzati e non), si continuano a registrare variazioni nulle.

Confermando l’ormai sempre più consolidata differenza tra stipendi privati e pubblici. Un gap acuito dal blocco stipendiale al personale statale introdotto nel 2010. Che nella scuola ha assunto proporzioni ciclopiche: i dipendenti dell’istruzione sono gli unici della P.A., per effetto dell’’art. 9 della Legge 122/2010, ad avere avuto il contratto fermo già a partire dal 2010. E per effetto della Legge di Stabilità, l’indennità di vacanza contrattuale è stata “sospesa” sino al 2017. Con il risultato che i valori stipendiali del personale della scuola, da adeguare all’inflazione, rimangono di fatto fermi addirittura al 2009.

Si tratta di un’ingiustizia colossale. Che ha origine con il D.lgs. 29/1993, trova conferma attraverso il D.lgs. 165/01 e con il più recente D.lgs. 150/09, più noto come riforma Brunetta della PA. Tutti provvedimenti che per mere ragioni di finanza pubblica hanno introdotto la privatizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego a dispetto di diritti e contratti di comparto. Andando anche a minare seriamente il corretto funzionamento della macchina amministrativa statale e l’adeguato compenso dei suoi dipendenti. L’ultimo atto di questi provvedimenti è stato quello dell’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, ad agosto 2013, del blocco della contrattazione per il biennio 2013-2014 di tutto il pubblico impiego. Provvedimento confermato poi, a settembre, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 251 del D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013.

Il risultato di questi provvedimenti non potrà che rendere ancora più disastrosa la situazione già ravvisata nell’ultimo ‘Conto annuale’, realizzato dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, dove è riportato che nel 2012 docenti e Ata della scuola hanno percepito in media 29.548 euro annui: un compenso inferiore anche ai dipendenti dei ministeri, delle regioni e delle autonomie locali. E che dal comparto privato si sta sempre più staccando.

“Le modifiche attuate sui contratti del personale statale, in particolare quello scolastico, nell’ultimo ventennio – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – hanno determinato un paradosso: per mere ragioni di finanza pubblica, si sono ereditate le condizioni di lavoro del settore privato, con le nuove norme privatistiche che hanno cambiato l’organizzazione e il funzionamento della macchina amministrativa statale e dei dipendenti, anche in deroga a precise scelte negoziali e diritti non comprimibili. Ma nello stesso periodo gli stipendi sono stati sempre più depauperati. Sino ad essere superati dall’inflazione, come è accaduto nel 2013”.

“Tutto ciò – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – fa ancora più scalpore, dal momento che dal novembre 2012 i magistrati dello Stato hanno riacquistato i loro automatismi di carriera grazie a una sentenza della Consulta, la n. 223/12, che ha dichiarato incostituzionale il blocco previsto dall’articolo 9, comma 21, della legge 122 del 2010. Ma siccome un blocco non può essere incostituzionale solo per alcuni dipendenti, viene da sé che anche la proroga fino a tutto il 2014 è illegittima. Per questo Anief-Confedir continua a organizzare ricorsi in tribunale contro la nuova legge di stabilità”.

A tal proposito, vale la pena ricordare che di recente anche la VII Commissione Istruzione del Senato, nell’esprimere il parere su quella che sino a non molto tempo fa veniva chiamata legge finanziaria, ha invitato le parti coinvolte nella stesura della legge “a porre rimedio alla doppia penalizzazione gravante sul personale della scuola, considerato che il decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122, per tutto il personale del pubblico impiego autorizza le procedure contrattuali per il biennio 2013-2014 per la sola parte normativa, senza possibilità di recupero per la parte economica, ma che per il solo personale della scuola proroga fino al 31 dicembre 2013 il blocco degli scatti già stabilito per gli anni 2010, 2011 e 2012”.

Sempre secondo la Commissione Istruzione di Palazzo Madama, “bloccando la progressione per anzianità anche per il 2013 si interviene infatti sul contratto vigente, con un prelievo di 300 milioni di euro, che si spostano dalle retribuzioni del personale, già molto basse, verso il contenimento della spesa pubblica. Del resto, su tale doppia penalizzazione prevista solo per il personale della scuola la Commissione aveva già espresso parere negativo nelle prime settimane della legislatura”.