Il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle torna a puntare il dito contro il vertice dell’amministrazione regionale e questa volta lo fa con tanto di atto parlamentare: una mozione che mira ad impegnare l’esecutivo Crocetta “a rimuovere dall’incarico il segretario generale della Regione, condannata dalla Corte dei Conti, seppur in primo grado, per danno erariale, in seguito ad integrazioni finanziarie illegittime agli enti di formazione professionale”.
Ma non c’è solo la questione degli extra-budget “immotivati” ad animare l’azione dei deputati Cinquestelle dell’Ars. I parlamentari del Movimento fanno leva su un’altra indagine avviata in precedenza dalla Corte dei conti sulle nomine dei dirigenti esterni alla Regione, fatte senza prima aver verificato se tali posti potessero essere occupati dal personale interno alla stessa amministrazione. Un fatto che ha portato per la prima volta nella storia della Regione siciliana ad affidare la più alta carica amministrativa regionale ad un esterno.
“La sentenza della corte dei Conti – afferma il deputato Giorgio Ciaccio – è il sigillo sull’inopportunità etica di tenere sul gradino più alto dell’ammnistrazione una persona, il cui comportamento sulla questione extrabudget è stato pesantemente giudicato dai magistrati contabili, fino ad arrivare ad definirlo “espressione di intollerabile leggerezza e negligenza funzionale in tutte le fasi del procedimento di integrazione”.
“La mozione – prosegue Ciaccio – è un atto dovuto nei confronti dei siciliani. Se il presidente finora ha fatto orecchie da mercante ai nostri appelli, vedremo se continuerà a farlo di fronte ad un atto parlamentare”.
“Altro che rivoluzionario – afferma la deputata Angela Foti – Crocetta si rivela sempre piú ‘conservatore’. Come nei precedenti governi, al fianco degli illustri predecessori, Cuffaro e Lombardo, la Monterosso continua a ricoprire il ruolo più importante senza essere entrata per concorso, senza che si sia rilevato quali altri dirigenti interni avessero le qualifiche. Quanto ai meriti acquisiti sul campo, la recente condanna la dice lunga su quanto la insostituibile/intoccabile professionista abbia servito la Regione. Non ci sono più i presupposti per difendere questa forzatura, che ci costa circa 300 mila euro l’anno. Il cambiamento non può prescindere dalla pulizia che il presidente finora non ha voluto o potuto fare”.