di Adelaide Martino Cantafio
"IL PICCIOTTO e IL BRIGATISTA"
di Roberto Gugliotta e Giovanna Vizzaccaro
Il merito di quest’opera, (adattissima per studenti delle scuole superiori, per l’aggiornamento degli insegnanti e per gli adulti in genere) è aver tracciato un percorso preciso, non solo sui fatti che compongono il dettato, ma, anche, o soprattutto, di essere, ancora, foriera di messaggi capaci di passare alle nuove generazioni. Ancora sono troppi gli intrecci torbidi, tra mafia
e/o terrorismo e aministrazione dello stato, alcuni evidenti, altri in ineludibile odore di sospetto, che la politica contribuisce a perpetuare e a sviluppare. Infatti, assicurare l’impunità è sempre stata ed è una forma di legittimazione, in grado di ospitare e favorire atteggiamenti e azioni in netto contrasto con i valori della legalità e della democrazia. Siamo, a mio avviso, di fronte a un saggio storico, intessuto a mo’ di romanzo, sulla base concreta di interviste condotte dagli autori stessi con un "picciotto" pentito e un attivista delle BR. Uno strumento validissimo quest’opera, sorattutto per chi parla degli "anni di piombo" per "sentito dire" o per conoscenze condizionate da personali convinzioni. Il saggio, ambientato nel carcere di Cuneo ruota, inizialmente, attorno a un reale fatto di cronaca, e si va delineando, attraverso le esperienze dei protagonisti, nel campo del terrorismo, della mafia e del carcere, in un vincolo amicale sempre maggiormente sentito e profondamente leale. Il rifiuto dell’uccisione di molti brigatisti da parte dei siciliani, carcerati per mafia, era venuto a sancire una realtà nascosta(ma non troppo): gli "ordini superiori" del mondo della politica, impartiti ad alcuni detenuti siciliani per mafia, perchè eliminassero i loro compagni di prigione appartenenti alle Brigate Rosse tra cui anche Alberto Franceschini, uno dei fondatori del movinento terrorista. Il deciso rifiuto da parte di molti "uomini d’onore", l’aver disatteso quelle richieste, col rischio di essere puniti con la morte dalla cosca di appartenenza, significava già aver raggiunto la consapevolezza che quello stesso potere politico che sbandierava il suo continuo impegno di sconfiggere la mafia, proprio di essa si serviva, da tempo, come braccio armato per eliminare personaggi scomodi brigatisti o avversari nel campo della politica di governo. Tutte le trame e i vari misteri nascosti, le diverse aggressioni, i rapimenti, gli attentati, le stragi, di matrice, all’apparenza, diversa, secondo le loro esperienze di vita fuori/ legge, in quella cella, delineano, in forma nitida, una causale non più ascrivibile direttamente alla mafia o al terrorismo. Questa presa di coscienza acquista, attraverso i vari e appassionanti dialoghi dei protagonisti, una chiarezza che li accomuna nella consapevolezza di essere stati, per moltissimi aspetti, marionette e vittime, per cui il picciotto e il brigatista giungono alla maturata convinzione che, non solo potranno affrontare meglio la violenza della vita carceraria, ma dovranno cooperare fattivamente, al suo interno, per combatterla, in nome di una vivibilità che è sinonimo di dignità.
P. S.
Ieri… su FB, il mio pensiero allo Scrittore Roberto Miano, oggi, graditissima coincidenza, a un altro Scrittore di nome ROBERTO… ROBERTO GUGLIOTTA: un mio contatto che credevo solo del mondo.di F.B. e che mi divertivo a punzecchiare, attraverso commenti, sanamente ironici, sulla base delle nostre diverse ideologie. Giornalista duro, spesso urticante, ma sempre educato ed elegante anche nel suo opporsi alle mie provocazioni: doti in egual misura presenti nelle sue vesti di Gornalista! Ammirata del suo modo di scrivere, della sua cultura, (mai ostentata, ma decisamente presente in ogni sua disamina) e dei suoi forti e radicati nobili valori, volli diventarne amica. E, oggi, ne sono fiera… soprattutto dopo aver scoperto di aver letto, anni fa, ai miei alunni, proprio quest’opera, in occasione della giornata del ricordo dei giudici G. Falcone e P. Borsellino. Allora mi ero detta: "Ecco una lettura che farà sicuramente bene ai miei ragazzi e a me, come a tutti gli adulti, per questa analisi molto incisiva, della mafia e del terrorismo, che fa sentire tutto il peso della violenza perpetrata sotto lo scudo del silenzio o del rumore che le due realtà articolamo. Quel mondo, creduto sommerso sotto la montagna dei vari crimini, svelava, attraverso tale analisi, come, a manovrare il tutto, fossero gli interessi di un mondo fatto di ambizione sfrenata, falsità, corruzione e disonore: il mondo di coloro "che dovrebbero contare"!