I Dieci Comandamenti per Papa Francesco non sono un inno al “no”, ma al “si”. Il “si” all’Amore, e poiché io dico di “si” all’Amore, dico “no” al non Amore, ma il “no” è una conseguenza di quel “si”. Pertanto per dire sì all’amore e alla famiglia, oggi è necessario dire anche qualche no.
Per questo è stato fondato a Torino il “Manifesto di Sì alla famiglia”, un evento storico, che ha messo insieme associazioni diverse per sensibilità e per storia. “Ci siamo uniti – scrive il professore Massimo Introvigne, il promotore – per proporre a tutti un sì alla famiglia e a tutto quanto la promuove o la rafforza, è un sì anche all’accoglienza nella società e nelle comunità religiose – con rispetto – delle persone omosessuali, ma insieme un no al ‘matrimonio’ e alle adozioni omosessuali, all’introduzione della cosiddetta ideologia di genere nelle scuole, e a una legge dell’omofobia la quale, introducendo un reato di opinione che rischia di mandare in prigione chi esprime con pacatezza idee contrarie ai ‘poteri forti’ e alle lobby dominanti, ferisce gravemente la libertà di espressione”. (M. Introvigne, “Si alla Famiglia! Manifesto per un’istituzione in pericolo”, Sugarcoedizioni, 2014 Milano). Il professore Introvigne nel testo edito da Sugarco, chiarisce, che nel manifesto per la famiglia, non sta mettendo insieme cose diverse, ma sta seguendo le intenzione del relatore e principale promotore della legge contro l’omofobia, l’onorevole Ivan Scalfarotto, secondo cui tra questa legge e quella sul “matrimonio” omosessuale “una viene logicamente prime dell’altra”. Pertanto il Manifesto si esprime ad accogliere rispettosamente le persone omosessuali evitando ingiuste discriminazioni, è d’accordo a punire in modo più grave chi aggredisce, minaccia e insulta un omosessuale in quanto omosessuale. Inoltre, è d’accordo ad aggiungere di fronte a una aggressione ad un omosessuale, l’aggravante dei “motivi abietti”. Il manifesto però dice “No a una legge contro l’omofobia che non si limita a incriminare e punire minacce, insulti e violenze contro gli omosessuali – il che, assolutamente giusto, è già previsto dalle leggi in vigore – ma inventa un reato di opinione che punisce con la reclusione, fino a un anno e sei mesi, chi propaganda ‘idee discriminatorie fondate sull’omofobia’. Introvigne ci tiene a scrivere che, “non vogliamo che vada in galera chi, per esempio, ripete con il Catechismo della Chiesa cattolica che gli atti omosessuali sono ‘contrari alla legge naturale’ e ‘in nessun caso possono essere approvati’.
Il Manifesto poi si esprime per quello che bisogna fare a scuola. E’d’accordo alle prevenzione e repressione del “bullismo” nelle scuole e di ogni aggressione fisica o verbale rivolta contro chi “è ‘diverso’, si tratti di allievi ritenuti a torto o a ragione omosessuali, di disabili, di cristiani in classi dove nessuno va in chiesa, di immigrati”. Il manifesto è d’accordo per un’educazione che superi la mera istruzione, per aiutare veramente gli studenti ad apprezzare il valore estrinseco e assoluto di ogni persona umana in quanto tale, a prescindere dalle sue caratteristiche. D’accordo naturalmente al rispetto del ruolo primario dei genitori e delle diverse sensibilità, comprese quelle religiose. Ma non è d’accordo che a scuola si faccia “un indottrinamento obbligatorio all’ideologia del gender, secondo la quale uomini o donne non si nasce ma si diventa e, liberandosi dai ‘condizionamenti’ dell’anatomia, ogni ragazzo o ragazza sarebbe chiamato a scegliere liberamente se vuole essere uomo o donna – e no, certamente, a iniziative grottesche come quelle che, per non offendere vere o presunte sensibilità omosessuali, in diverse città italiane aboliscono la festa della Mamma o la Festa del Papà, o sostituiscono ‘padre’ e ‘madre’ con ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’ e simili”. Il Manifesto si dice d’accordo nel riconoscere diritti e doveri a ogni convivenza, applicando le norme che esistono in vigore già in Italia e tutelano già i conviventi e gli omosessuali. Soprattutto si dice si alla promozione della famiglia formata da un uomo e da una donna, trascurata da troppo tempo e da troppi governi, anche attraverso l’introduzione di un fisco che sia davvero a misura di famiglia. Si a misure che favoriscono la maternità, tutelino le famiglie numerose (ma dove sono?) e soprattutto che si prenda atto che “la denatalità è un problema drammatico, con gravissime conseguenze economiche e sociali”. No al riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali , né come “matrimonio”, perché il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna, né come “unioni civili” perché, in tutti i Paesi dove le unioni civili sono state introdotte, non si è mai trattato di alternative ma solo di battistrada per preparare il passaggio al “matrimonio” omosessuale. Anche perché “non è vero che il matrimonio omosessuale non danneggia nessuno: la presenza di più modelli alternativi di famiglia danneggia la famiglia, che mai come oggi ha invece bisogno di essere preservata e difesa”. Inoltre, “non è vero che i cristiani cercano d’imporre un loro modello agli altri”, perché la Costituzione Italiana, riconosce la famiglia naturale, che deriva non da norme religiose, ma dalla legge naturale. Infine il Manifesto auspica piena e affettuosa accoglienza nelle scuole e in ogni altra istituzione di ogni bambino, qualunque scelta abbiano compiuto i suoi genitori e con chiunque si trovi a vivere. Un riesame delle norme di adozioni, per evitare le interminabili lungaggini burocratiche che impediscono a molte coppie formate da un uomo e una donna di adottare un bambino. Un forte no all’adozione da parte di coppie omosessuali, perché siamo convinti che ogni bambino ha bisogno di un papà e di una donna.
Il Manifesto è stato promosso da cattolici, che seguono le indicazioni del Papa e del Magistero, ma è aperto al contributo di tutti. Si tratta, scrive Introvigne, di “dire ‘si’ allo stile che il Catechismo della Chiesa Cattolica e Papa Francesco ci raccomandano, partendo sempre dalla delicatezza e dal rispetto per le persone”. L’estremismo – scrive Introvigne – è una delle malattia infantili delle campagne contro il ‘matrimonio’ omosessuale, per questo sono stati escluse associazioni estremiste, ma anche quei “moderati” cattolici alla Matteo Renzi, “che restano ambigui o anche si dichiarano contrari al ‘matrimonio’ omosessuale ma propongono il riconoscimento delle unioni delle stesso sesso da parte dello Stato sotto forma di PACS o di ‘unioni civili’ sul modello inglese o tedesco”. A questo punto il testo “Si alla Famiglia”, esamina i passaggi storici e logici sul perché promuoviamo la famiglia con tanta forza e convinzione . Alla prossima.
DOMENICO BONVEGNA
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