di Roberto Gugliotta
Primo maggio doloroso. Ciascuno la vede a suo modo. I temi della rivoluzione dal basso con le sue tante promesse si inviliscono nella delusione. A Messina si celebra il lavoro ma si litiga per il posto in Giunta. Qualcuno alza i toni per deviare l’attenzione dal Comune e sono parole cariche d’imbarazzo tanto che c’è chi è costretto ad ammettere che la commedia di Renato Free Tibet ha toccato punte eccessive. Quanti milioni di sogni erano ripiegati nelle magliette pittoresche di quei rivoluzionari? Oggi a Messina c’è crisi di lavoro oltre che di sogni. Questo significa, assai semplicemente, che fra quanti potrebbero lavorare, produrre, incassare un salario, sono in tanti costretti a rimanere inattivi e a arrangiarsi o a vivere a carico dei parenti. Il dolore degli ultimi usato come energia per scalare il potere. Di questo accuso la Giunta rivoluzionaria. E’ indubbio che la classe economica del SISTEMA Messina, attraverso il sommerso, la cassa integrazione e altre diavolerie dispone di una ricca inventiva nell’offrire comunque una fonte di reddito anche a quelli che non possono accedere a un posto di lavoro riconosciuto e ufficiale. Capita anche nel mondo dell’informazione: se sei morbido lavori e ti danno una mano, altrimenti resti al palo. Che ci posso fare, le cose bisogna dirle anche se danno fastidio al padrone. Rimane però il fatto che per molti cittadini non esiste oggi la possibilità di avere uno stipendio regolare. La domanda che allora ci si deve porre è una sola: questa situazione è rimediabile nell’immediato futuro? Che cosa dicono, cioè, le previsioni degli esperti? La risposta, purtroppo, è negativa: all’orizzonte non c’è niente di buono per la disoccupazione. Che il Profeta No Ponte ci assista. Poi vedremo. Meglio non fare ipotesi su quel che non è avvenuto.