Sergio Battelli e la discriminazione culturale

di Roberto Malini


Gira sul web, nei social network, la scheda del deputato del Movimento 5 Stelle Sergio Battelli. Si leggono commenti indignati e prese in giro nei suoi confronti perché il giovane deputato è in possesso della sola licenza di scuola media inferiore ed è stato eletto all’interno della Commissione Cultura, scienza e istruzione al Parlamento. La discriminazione culturale è un fenomeno assai diffuso in Italia e paradossalmente esso nasce proprio… dall’ignoranza. Ci sono stati, ci sono e ci saranno sempre, in tutto il mondo, scienziati, filosofi, letterati, artisti e anche statisti autodidatti. La conoscenza non è raggiunta da chi la persegue solo attraverso l’istituzione scolastica. Ho fatto notare ad alcuni denigratori di Battelli come i molti laureati e plurilaureati che affiancano il parlamentare oggi e che lo hanno preceduto negli anni e nei decenni precedenti nelle Commissioni Cultura abbiano brillato ben poco per i loro risultati, visto lo stato in cui sono ridotte cultura, scienza ed istruzione nel nostro paese. Discriminare è sempre un errore, che sia discriminazione razziale, sociale o culturale e un titolo di studio in più o in meno non può essere il metro di un giudizio equilibrato e scevro da pregiudizi. Così come non lo possono essere lo stato sociale, il colore della pelle, l’etnia, la fede professata, l’estrazione culturale. E’ una constatazione lapalissiana, che dovrebbe essere condivisa da qualsiasi persona senza pregiudizi. Aggiungo un "forse non tutti sanno che…". Forse non tutti sanno che gli autodidatti sono una minoranza assoluta all’interno delle Commissioni. Eppure, i risultati – pessimi – del lavoro delle Commissioni sono sotto gli occhi di tutti. La povertà, la necessità di lavorare rendono a volte impossibile a una persona, anche volenterosa e amante del sapere, la frequenza scolastica e il conseguimento di titoli di studio. Un esempio: le leggi razziali preclusero a milioni di ebrei l’accesso all’istruzione, nei paesi in cui esse furono in vigore, già prima dell’orrore delle deportazioni. Eppure un numero enorme di ebrei sopravvissuti – autodidatti e non – si distinse, dopo la guerra, in tutti i campi del sapere, ivi compresa la politica. Un’intelligenza volitiva, costante e acuta riesce a formarsi attraverso lo studio e la ricerca personali, divenendo maestra di se stessa: è il caso, per esempio, del Premio Nobel Herman Hesse, di Jack London, di Eugenio Montale e di decine di altri protagonisti – autodidatti come quelli citati – della cultura mondiale.