Elezioni europee. L’euro ha impoverito l’Italia? No!

E’ convinzione diffusa che l’euro abbia reso gli italiani più poveri. Non è così. Vediamo il perchè.
Dall’inizio della crisi, 2008, e fino al 2013 la produttività dell’Italia è scesa dell’1% mentre è aumentata nell’area euro del 2%; in Spagna è aumentata del 12%, in Portogallo del 7% e in Irlanda del 10%. Il motivo è semplice: appartenendo ad una unica moneta non c’è possibilità di agire sui tassi di cambio, occorre, quindi, incidere su produttività e competitività, ovvero sui costi e sull’innovazione (ricerca, sviluppo, ecc.). In 10 anni, nel nostro Paese, le retribuzioni sono cresciute al ritmo del 3% annuo, vale a dire del 30%, senza un corrispondente aumento di produttività e competitività. E’ difficile investire in Italia, per i noti problemi normativi e burocratici, ma è altrettanto arduo modificare gli attuali processi produttivi per la rigidità del mercato del lavoro e dei relativi costi, così come è problematico investire in ricerca e innovazione. In Italia un operaio che costruisce frigoriferi costa 24 euro l’ora, in Polonia 9 euro l’ora. Siamo fuori mercato a meno che non diminuiscano i costi e non si producano impianti innovativi, ma siamo già in ritardo perchè all’orizzonte si profilano i sud coreani.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc