La cattiva Europa ci impone solo sacrifici con l’austerità. Anzi, a dirla tutta, sarebbe la cattiva Germania, con la pessima cancelliere Merkel, l’autrice inflessibile delle pene all’Italia.
Non è così. Vediamo. La situazione economica del nostro Paese non è buona: debito, disoccupazione, decrescita, ecc. Problemi in parte storici, come il debito accumulato nei decenni e altri più recenti, come la disoccupazione in percentuali allarmanti. Come si dovrebbe reagire a tutto ciò? In primis con il controllo del bilancio pubblico. Belgio e Italia sono entrati nell’euro con lo stesso problema: il debito pubblico. Il Belgio lo ha diminuito, è al 100%, noi l’abbiamo aumentato, siamo al 133%. Il sistema euro prevede che i Paesi aderenti convergano verso un debito pubblico simile, che idealmente è al 60%. Noi abbiamo fatto il contrario di ciò che ha fatto il Belgio. Quando il debito pubblico diventa eccessivo, è imperativa la domanda sulla sostenibilità di tale carico e, quindi della fiducia dei mercati. E’ successo per la Grecia, La Spagna, il Portogallo, l’Irlanda e l’Italia. Rinviare le scelte significa far incancrenire la piaga e rendere più drastica e dolorosa l’operazione successiva. E’ successo in maniera drammatica in Grecia ma anche l’Italia non è messa bene, anzi. Che fare? Si possono avviare le riforme, (liberalizzazioni, mercato del lavoro, de burocratizzazione, ecc.) e agire sulla leva fiscale. Più si pigia sull’acceleratore delle riforme meno occorre farlo sul fisco. L’austerità, quindi, non è imposta dall’Europa ma dalla situazione di ciascun Paese. In Italia le liberalizzazioni incontrano l’ostacolo delle corporazioni, per il mercato del lavoro si è visto in questi giorni quanto sia difficile avviare timide iniziative e la burocrazia è ancora imperante con i suoi lacci e lacciuoli. La situazione non migliorerà se non si affronta il toro per le corna, infatti, la crescita per quest’anno è prevista del solo 0,5% e il debito aumenterà. Inutile dare la colpa all’Europa, dovremmo, invece, guardarci allo specchio.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc