Da qualche settimane, il trend disfattista che caratterizza le rilevazioni sulla salute della nostra economia pareva essersi attenuato. La maggior parte degli osservatori nazionali e internazionali aveva certificato la lenta ma concreta uscita dell’Italia dalla crisi, prevedendo l’imminente crescita del Pil. Ora, come una doccia fredda, giungono i dati dell’Istat: nel primo trimestre del 2014, il prodotto interno lordo marca ancora segno negativo. Si registra una flessione rispetto al trimestre precedente dello 0,1 per cento mentre, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, del 0,5 per cento. Il calo congiunturale – spiega l’Istat – deriva dall’incremento del valore aggiunto nel settore agricolo, dall’andamento negativo nell’industria e da una variazione nulla nel comparto dei servizi. Contestualmente, nel medesimo periodo, su base congiunturale, aggiunge l’Istituto di statistica, il Pil nel Regno Unito, è aumentato dello 0,8 per cento, mentre ha avuto una variazione nulla negli Stati Uniti. Su base tendenziale, invece, la variazione è stata pari, rispettivamente, a +3,1 e + 2,3 per cento.