Sono in tutto tredici le manifestazioni dell’orgoglio lgbt (lesbico, gay, bisessuale, transessuale) che costituiranno quest’anno l’Onda Pride, la grande mobilitazione nazionale che rivendica diritti e uguaglianza per le tutte le persone, senza discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Dopo un primo tentativo pilota l’anno scorso con cinque Pride coordinati tra loro (Milano, Bologna, Catania, Napoli, Cagliari), quest’anno sono più del doppio le città che hanno deciso di lavorare in rete e di partecipare alla mobilitazione.
Da molto tempo, il Pride si va diffondendo lungo l’Italia come buona pratica nel rapporto tra le comunità lgbt e i territori nelle quali sono inserite. Pertanto cresce ogni anno il numero di città che decidono di mettersi alla prova con la parata dell’orgoglio, sperimentando tutte le volte un coinvolgimento sorprendente della cittadinanza e l’apertura di canali istituzionali che non possono non far sperare in una stabilizzazione di questo appuntamento. La storia italiana del Pride, che quest’anno ci viene sottolineata dal ventennale della parata romana, ci porta alla mente tanto le esperienze pionieristiche a Roma e a Bologna negli anni Novanta, quanto i memorabili momenti del World Pride del 2000 e dell’Europride del 2011. Oggi raccontiamo un’ulteriore evoluzione: l’Onda Pride moltiplica le giornate dell’orgoglio, mette in rete le tante e diverse realtà dell’associazionismo lgbt e le mette in sintonia con un’unica piattaforma rivendicativa. Quest’anno tentiamo di passare dal modello del Pride nazionale a quello della Nazione dei Pride, incentivando e valorizzando la mobilitazione non solo della comunità lgbt ma di tutte le comunità locali che l’onda attraverserà. Tutto il movimento lgbt, insomma, stringe un grande patto civile con il Paese, si allea coi cittadini e le cittadine, con gli amici, le amiche, i familiari, i vicini di casa, e scatena un’onda per portare forte e chiara la richiesta di diritti all’attenzione di chi da sempre la ignora totalmente.
A inaugurare l’Onda sarà Roma, che scenderà in piazza il prossimo 7 giugno. Seguiranno Alghero, Bologna, Catania, Lecce, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Torino, Venezia, che scenderanno per le strade tutte assieme nella giornata che celebra il ricordo dei moti di Stonewall e la nascita del movimento lgbti, il 28 giugno. A chiudere Siracusa il 5 luglio e Reggio Calabria il 19 luglio. Un calendario denso, una vera e propria mobilitazione di tutto il Paese, che passa attraverso territori che ormai celebrano per tradizione l’orgoglio lgbti (come Bologna, Catania, Milano, Napoli, Torino), ma anche per città che per la prima volta mettono in agenda questo appuntamento. È il caso di Alghero, ad esempio, sede scelta quest’anno per il Sardegna Pride; e quello di Lecce, che accoglierà il 28 giugno la parata lgbti. Battesimo dell’orgoglio anche per Reggio Calabria (per la città e per tutta la regione), a testimonianza del consolidamento dei tre circoli Arcigay nati in quella zona, e per Siracusa, che assegna alla Sicilia un singolare primato: sono infatti tre le parate dell’orgoglio in programma oltre lo stretto di Messina – cioè Siracusa appunto, assieme a Palermo e Catania – a testimonianza della traccia importante e generosa lasciata dalla manifestazione nazionale di Palermo dello scorso anno. La dignità e l’importanza del lavoro, in questi anni di dura precarizzazione che di certo non risparmia le persone gay, lesbiche e trans, è il tema su cui è incentrato il pride di Catania. Il Pride di Siracusa, inoltre, mette in campo una modalità assolutamente inedita: si svolgerà infatti in barca, sulle tradizionali imbarcazioni siracusane, con partenza da Riva Garibaldi. Sceglie la via della sostenibilità anche il Pride di Milano, che sfilerà senza carri amplificati e con musica originale. Parata a piedi anche per Bologna, dove il Pride è ormai tradizione ventennale, e per Venezia, dove invece la manifestazione fa ritorno dopo un lungo periodo di assenza. Un pride stanziale è la soluzione trovata a Perugia, con un village lgbt all’interno della città. Allarga l’orizzonte a tutto il Mediterraneo, infine, il Pride di Napoli, che candida la città partenopea a polo di incontro e riflessione sui diritti e le discriminazioni per tutte le terre che affacciano sul Mare Nostrum.