IL RISCATTO DELL’ITALIA CI SARà SOLTANTO RICONOSCENDO E TUTELANDO LA PROPRIA IDENTITà CULTURALE

Come far ripartire economicamente il Paese-Italia? La risposta molto semplice: riconoscendo e tutelando e quindi offrendo ai turisti il proprio patrimonio culturale, artistico, storico e ambientale. L’ha scritto Ilaria Borletti Buitoni nel libro “Per un’Italia possibile”. Per fare questo, tra le tante cose, occorre modificare innanzitutto la gestione sbagliata del territorio, che ha prodotto una dissennata urbanizzazione negli ultimi vent’anni. In Italia secondo la presidente del FAI (Fondo Ambiente Italiano), ma lo scrivonoanche i giornalisti Stella e Rizzo, c’è stato “un consumo di suolo più alto d’Europa, una cementificazione che non conosce tregua e viene favorita da un accavallarsi di leggi, norme locali e nazionali, deroghe e condoni che permettono, come una rete a maglie troppo larghe, di edificare ovunque, il perverso meccanismo degli oneri di urbanizzazione che danno ai comuni grandie piccoli sostanziose entrate a fronte di licenza per costruire”. (Ilaria Borletti Buitoni, Per un’Italia possibile. La cultura salverà il nostro Paese?, Mondadori (2012)
La Borletti cita “la Convenzione Europea del Paesaggio”, sottoscritta nel 2000 a Firenze dai vari Paesi che avrebbe dovuto favorire una gestione del nostro territorio compatibile con la tutela del paesaggio, ma che purtroppo è rimasta una lodevole proposta che non si è tradotta in direttive chiare e univoche nell’azione pratica delle istituzioni pubbliche. In Italia siamo stati quelli che hanno maggiormente violato i principi di quell’impegno assunto a Firenze, peraltro presenti nel “Codice dei Beni Culturali”. Il tema dei Beni culturali è quasi sempre ignorato, perfino durante le campagne elettorali. Eppure avrebbe garantito maggiore sviluppo e crescita proprio in certe regioni e penso al Sud, particolarmente sofferente dal punto di visto economico e occupazionale.
Per non parlare dei grandi centri storici, esistono centinaia di piccoli comuni collinari, che si stanno spopolando, i loro centri storici potrebbero offrire ricchezze artistiche e culturali incalcolabili, questi centri, sono “l’espressione più evidente della storia d’Italia(…)infinito serbatoio di monumenti di altissima qualità spesso sconosciuti e ancor più spesso, purtroppo, abbandonati”. E’ un tema che non si è mai affrontato, si è favorito la costruzioni di nuove case con un danno visibile e profondo al paesaggio e all’ambiente.Del resto, si domanda la studiosa del Fai: “Quanto ha contribuito al degrado sociale di Napoli la spaventosa urbanizzazione delle periferie? O la penetrazione della mafia in Sicilia la colata di cemento che ha e continua a soffocare una delle terre più belle del pianeta? Quale forza politica, e quando, si è mai posta rigorosamente la domanda su che cosa significhi una vera politica culturale e che priorità debba avere nell’azione di un governo sia nazionale sia locale?”(ibdem) Tuttavia le colate di cemento non ci sono solo al Sud, ma anche al Nord, per esempio in Brianza, dove c’è il più alto reddito pro capite del Paese e d’Europa, si attraversa un mare infinito di capannoni, costruiti l’uno accanto all’altro senza nessuna pianificazione.
Pertanto un Paese che riconosce la propria identità culturale è un Paese che vive meglio, la Borletti Buitoni suggerisce per la tutela del territorio e del nostro patrimonio culturale delle giornate di sensibilizzazione nelle scuole, per gli studenti di ogni età. Iniziative che hanno lo scopo di “ampliare il numero di coloro che oggi e domani potrebbero diventare dei veri e convinti paladini del loro territorio, sentinelleattente e pronte a far sentire la loro voce”. Per la Buitoni sarebbe fondamentale che nelle scuole italiane si insegnasse sempre l’arte, avvicinando i giovanissimi alla conoscenza del nostro patrimonio culturale. Per quanto mi riguarda è un lavoro che ho sempre fatto con i miei ragazzini in classe quando ho presentato le varie regioni italiane, non mi sono limitato alla sola descrizione geografica, ma ho cercato di fare anche un percorso di approfondimento culturale artistico delle varie regioni.
A questo proposito potrebbe essere interessante far vedere agli studenti, magari delle scuole superiori, una Mostra di parole e immagini curata da Alleanza Cattolica, “La via della bellezza: Ragionare sull’arte” (www.alleanzacattolica.org). In 19 pannelli gli studenti possono meditare e ammirare “le diverse dimensioni del bello come porte che conducono al buono e al vero”. La mostra è stata patrocinata dall’IDIS (Istituto per la Dottrina e l’Informazione sociale) e dalla Regione Siciliana, I pannelli sono stati raccolti in un ottimo fascicolo, pubblicato nel 2013 dalle Edizioni Lussografica di Caltanissetta. Gli autori della mostra riprendono una frase paradossale di Dostoevskij: “l’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza il pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo”.
L’appello non è rivolto a tutti, credenti e non credenti. Del resto,“la chiamata alla bellezza è universale, e fa parte del nucleo intimo della persona umana”. E’ da qui che occorre ripartire, visto che secondo il teologo svizzero, Balthasar, sono stati esauriti gli argomenti a favore della verità e del bene, pertanto non resta che partire dal “bello”.
“E’ triste – scrive Borletti Buitoni – per un Paese che nei secoli è stato considerato culla di civiltà e di pensiero politico, filosofico, artistico, estetico” vedere che siamo scesi in basso nelle classifiche mondiali per benessere sociale e livello qualitativo dell’istruzione. Tuttavia perché ci sia il vero riscatto del Paese è necessario che non accada quello che bene hanno analizzato i due giornalisti Stella e Rizzo nel documentato pamphlet Vandali (2011). Bisogna evitare “l’assalto alle bellezze d’Italia”. I due giornalisti così come nel bestseller “La Casta” (2007), hanno prodotto un ottimo lavoro d’inchiesta sui mali che affliggono il nostro territorio e soprattutto il nostro prezioso patrimonio artistico e culturale. Purtroppo gli autori, smentendo l’iniziale affermazione, dove sostenevano che la colpa del degrado ambientale e culturaleera ditutti i governi,di destra di sinistra o di centro. In seguitonelle pagine del libro, si accaniscono soltanto contro il cavaliere (Berlusconi) e i suoi uomini, lanciando polemiche becere e gratuite, ritenendo lui e la sua gente dei rozzi, incapaci di amare e proporre cultura. Mi sembra che qui salta fuori la solita presunzione di certa sinistra, (Stella e Rizzo dove si collocano?) che crede di essere l’unica a fare e a proporre cultura. Certo Berlusconi e i suoi uomini potevano fare molto di più, e peraltro hanno ben altre colpe in questi anni di governo, comunque sia a questo proposito qualche anno fa ho recensitoil libro di Sandro Bondi, “La cultura è libertà”, Mondadori (2011) e non mi sembra che l’ex ministro della cultura dell’ultimo governo Berlusconi, tra l’altro forzatamente fatto dimettere, non avesse le idee chiare per quanto riguarda l’attività del suo ministero. Certamente a fronte dell’enormità dei beni culturali da preservare, Bondi riteneva necessario riservare il sostegno statale ad alcuni ed elaborare invece per altri nuove forme di autofinanziamento, grazie a opportune strategie di promozione e valorizzazione. Del resto quello che si sta facendo con il restauro del Colosseo.

DOMENICO BONVEGNA
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