RIFORMA PA: NO AGLI EMENDAMENTI DELLE REGIONI CONTRO I MEDICI E I DIRIGENTI SANITARI DEL SSN

Gli emendamenti presentati “dalle Regioni” al DL sulla pubblica amministrazione – è il commento dell’Anaao Assomed – sono francamente sconcertanti.

Strateghi raffinati, tecnici e politici, tacciono sui rinnovi contrattuali della dirigenza, dimenticando di avere “le Regioni” chiesto, sin dal 2011, un’area della dirigenza sanitaria, oltre che le ricorrenti promesse di imminente apertura del tavolo contrattuale da parte del Comitato di settore che pure presiedono, ma aprono i cordoni della borsa per le indennità organizzative del personale del comparto. E non dimenticano, soprattutto, di istigare il legislatore non solo a favorire in ogni modo la rottamazione dei dirigenti medici e sanitari, ma anche a ridurre, con l’abolizione della legge183/2010, la loro età di quiescenza, senza alcuna contropartita occupazionale per i giovani medici o stabilizzazione di un precariato di lungo corso di cui sono largamente responsabili.

Provvedimenti dai quali, ovviamente, tengono fuori gli amici universitari. Se un medico ospedaliero potrà essere licenziato a 62 anni, il corrispettivo direttore universitario resta intoccabile, non valutato e non valutabile, fino a 70 anni. Insieme con gli ospedali vogliono rottamare i medici ospedalieri. In un mercato sanitario che si va liberalizzando, con il rischio di sottrarre ulteriori risorse al servizio sanitario pubblico, ecco la ciliegina sulla torta che rende disponibili a costo zero le elevate competenze professionali necessarie alla sanità privata. Un delitto perfetto.

I problemi del SSN sono così ridotti al costo della siringa, che le Regioni hanno affidato al commissario Cottarelli per la palese incapacità a provvedere da sole, ed al costo, ed al numero, dei medici e dirigenti sanitari. Il primo da saldare al valore più basso, magari con un inquadramento contrattuale nel comparto per giovani all’ingresso, il secondo da ridurre con una rottamazione discrezionale fino all’arbitrio. E con il pensionamento anticipato rispetto a tutti gli altri medici e dirigenti sanitari che lavorano nel servizio sanitario. Una bandiera bianca alzata di fronte al ruolo di gestori della sanità pubblica, una resa ed una dichiarazione di impotenza a governare un sistema complesso se non, come si faceva nell’800, tagliando il costo del lavoro. Anche così muore un sistema sanitario pubblico. Senza esperienze e senza giovani cui trasmetterle.

Superato ogni ragionevole limite di buon senso ed equità, siamo ai due pesi ed alle due misure. Come nel patto della salute, agli ospedali standard di posti letto e di organici al ribasso, alla medicina convenzionata il rinnovo degli accordi contrattuali, agli universitari il mantenimento dello statu quo. La politica dei più forni. Stiano attenti gli assessori a non scottarsi in vista delle prossime campagne elettorali.

Governo e Parlamento respingano gli emendamenti “delle Regioni” che, con arroganza e senza responsabilità sociale, per dispetti e tornaconti localistici, battono un nuovo colpo contro la sanità pubblica.