Gli esiti dei controlli da redditometro sono ben al di sotto delle attese del Fisco. Anzitutto, perché l’Agenzia delle Entrate è stata costretta a inviare non più di 21mila lettere di accertamento (di cui 17mila sono già state spedite), per invitare altrettanti contribuenti al contraddittorio: un numero decisamente inferiore alle 30mila inizialmente previste, disposto dalle modifiche introdotte alla normativa in seguito alle osservazioni del Garante della Privacy. Tali osservazioni, peraltro, nell’ambito dell’accertamento, sia in fase di selezione che di contraddittorio, hanno escluso le spese correnti determinate sulla base delle medie Istat. Contestualmente, si è stabilito che la tipologia delle famiglie di appartenenza dovrà essere commisurata con i dati contenuti nell’anagrafe comunale e con il fitto figurativo solamente nella fase eventuale del contraddittorio. Tali circostanze hanno reso il redditometro un’arma meno efficace del previsto e ridimensionato decisamente le aspettative dell’Agenzia delle Entrate sul gettito proveniente dagli accertamenti.