Concorso docenti: i ritardi nelle procedure fanno saltare anche l’assunzione

L’ultimo ‘concorsone’, bandito nel 2012 con 321.210 candidature per individuare 11.542 nuovi docenti, sembra essere nato sotto una cattiva stella: la gestione caotica della scorsa estate, con oltre 2mila docenti vincitori di concorso estromessi dall’assunzione per errori di calcolo e di programmazione del Miur (i posti erano spariti o non erano più liberi), sembra destinata a ripetersi anche nelle prossime settimane. Ad ammetterlo, al ‘Corriere della Sera’, è stato il Capo Dipartimento del Miur Luciano Chiappetta, il quale ha detto che a tutt’oggi, a quasi due anni da quando il concorso ha visto la luce, “ci sono regioni, come Lazio e Toscana, e alcune classi di concorso, come Lettere, dove siamo all’anno zero per le nomine. Proprio per i ritardi delle procedure”.

Il ritardo in questi Regioni e per gli insegnanti di Lettere, a “cascata” si rifletterà sul prossimo reclutamento. Il Miur dovrà infatti provvedere prioritariamente ad assumere comunque i vincitori, costringendo gli organizzatori del prossimo concorso a cattedra, previsto tra uno o due anni, a bandire pochissimi posti o nessuno su quelle classi di concorso ed in quelle aree geografiche dove la macchina organizzativa si è a dir poco ingolfata: quei posti saranno infatti destinati a chi ha vinto il concorso, ma che a distanza di anni è ancora a spasso. “Tra due mali – ha ammesso il Capo Dipartimento del Miur – bisognerà scegliere quello giuridicamente minore: e cioè bandire un numero di posti inferiore, proprio per assegnare prima una cattedra ai vincitori dei vecchi concorsi”.

Il problema è che soprattutto a causa della fuga dei commissari malpagati, fino a qualche settimana fa in Toscana, Sicilia, Lazio e Basilicata migliaia di partecipanti attendevano ancora di conoscere l’esito della selezione a cui hanno partecipato. E non potrebbe essere altrimenti, visto che il colloquio finale per non pochi si è svolto solo pochi giorni fa. Con le materie letterarie a farla da padrone tra quelle più ritardatarie. Le motivazioni vanno rintracciate principalmente nella politica al risparmio ad oltranza adottata dagli ultimi governi. Non è stato da meno quello di Mario Monti, che ha pensato bene di incaricare dei commissari concedendo loro dei compensi minimi: un ‘gettone’ di 50 centesimi lordi a compito corretto, più un forfait di 209 euro. Come denunciato di recente da una maestra abruzzese, nominata commissario per la selezione dei nuovi docenti della scuola dell’Infanzia: una cifra che in molti casi non è bastata a coprire nemmeno gli spostamenti per raggiungere la sede scolastica dal proprio domicilio. Il tutto, senza nemmeno aver diritto all’esonero dall’insegnamento. Così oggi, proprio a seguito delle difficoltà nell’organizzare le commissioni di valutazione delle prove, centinaia di vincitori di concorso, dopo aver superato una dura selezione, rischiano di rimanere senza lavoro per il secondo anno consecutivo.

Come se non bastasse, se hanno difficoltà ad essere assunti i vincitori di concorso, figuriamoci gli idonei. E questo malgrado il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, abbia di recente preso atto dell’errore commesso dal suo predecessore, Francesco Profumo, e disposto proprio a partire dalle immissioni in ruolo dell’a.s. 2014/15 lo scorrimento delle graduatorie degli idonei per l’assunzione relativa al 50% dei posti riservati dalla legge. Una disposizione che proprio l’Anief aveva rivendicato immediatamente dopo la pubblicazione del bando di concorso, nel settembre del 2012. E che ora chiede di attuare anche per risolvere il problema relativo ad alcune delle 2mila assunzioni retrodatate sul sostegno, che invece il Miur, sbagliando, ha deciso di attuare andando a riesumare gli elenchi legati alle vecchie graduatorie di merito.

Su questo punto, sulla necessità di considerare gli idonei dei concorsi della PA, si è espresso di recente anche il Consiglio di Stato: confermando il pronunciamento n. 14 del 28 luglio 2011, con la sentenza n. 3407 del 4 luglio scorso, i giudici hanno ribadito che “la presenza di graduatorie valide ed efficaci impone all’amministrazione di utilizzare prioritariamente queste ultime”. Perché “un nuovo concorso rappresenta una situazione eccezionale, letta con sfavore dall’ordinamento vigente più recente in quanto contraria ai principi di economicità ed efficacia dell’azione amministrativa”.

“Al parere del Consiglio di Stato, che chiede giustamente di tutelare gli idonei dei concorsi, – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – va aggiunto che nella scuola vi sono quasi 300mila docenti abilitati all’insegnamento a vario titolo, di cui la metà ogni anno reclutati attraverso contratti annuali a tempo determinato (che nei prossimi mesi potrebbero tra l’altro essere stabilizzati d’ufficio a seguito del parere, se favorevole, come tutto fa indurre, della Corte di Giustizia europea). Ora, se è vero che occorre rispettare la normativa sulle immissioni in ruolo, che impone l’assunzione dai concorsi pubblici per il 50% dei posti dalle graduatorie dei vincitori di concorsi, è altrettanto vero – conclude Pacifico – che in presenza di tanti candidati idonei che hanno superato una prova preselettiva, tre verifiche scritte e due colloqui, è singolare che si debba andare a realizzare un altro concorso pubblico. Con tutti i costi e le problematiche che ne deriveranno”.