Con il patto per la salute siglato la scorsa settimana e la Riforma della PA all’esame del Parlamento, il nuovo Governo conferma le migliori abitudini proprie della “vecchia politica”.
E’ questo il commento di Anaao Giovani rispetto, nello specifico, ai contenuti del patto per la salute, che soprattutto per i temi cari a giovani medici, ovvero sblocco del turn over e nuove assunzioni, presenta numerose contraddizioni che ne mettono in dubbio la applicabilità, risultando un mero esercizio di stile, privo di contenuti operativi ed attuabili.
Le rigide regole della stabilità finanziaria non permetteranno di fatto alle Regioni di assumere, visto che la norma pone come tetto di spesa quello relativo all’anno 2004 meno l’1,4% (legge 191/2009) anche se negoziabile. Ribaltando di fatto sulle stesse Regioni l’impossibilità di incrementare gli organici cosa che inevitabilmente determinerebbe un aumento di spesa. Ricordiamo che sblocco del turn-over non è sinonimo di stabilizzazione, ma spesso flessibilità di assunzione senza chiari criteri di come questa possa avvenire.
Non è possibile che il patto lasci ad un tavolo esclusivamente politico senza coinvolgere esplicitamente le OOSS, materie come una legge delega che detti principi e criteri sull’applicazione del famigerato DPCM sul precariato da tempo atteso e poi mal “partorito”; verosimilmente verrebbe da pensare che per assicurare l’erogazione dei Lea e la sicurezza nelle cure, occorra dilatare i tempi.
Sembra inoltre davvero poco plausibile che un atto di indirizzo così importante rimandi a fantomatici “tavoli di lavoro” da chiudere entro ottobre e poi dicembre. Da anni la dirigenza medica e sanitaria è in attesa di un contratto; i giovani medici vedono letteralmente “saltare” anni per l’accesso alle scuole di specialità costretti ad un limbo inaccettabile; e ad oggi non è stata fatta alcuna chiarezza su come il governo abbia intenzione di riformare questo fondamentale passaggio nella lunga e impervia carriera di un medico. I giovani medici dipendenti del SSN, vedono pericolosamente slittare, a fronte di un “baco” normativo, il riconoscimento della parte economica dopo la verifica dei 5 anni e 15 anni, che ormai tarda dal 2010 senza che Governo e Conferenza Stato-Regioni abbia dato loro il dovuto riconoscimento facendo una “vergognosa melina”. A onor del vero e in nome di una "armonica legiferazione", giova sottolineare come possibile elemento positivo, il Decreto Legge 90 sulla Pubblica Amministrazione che per gli anni 2014-2015, prevede per le Regioni con piano di rientro procedure di assunzioni a tempo indeterminato nel limite del 60% della spesa relativa al personale cessato l’anno precedente. Tale percentuale è aumentata al 80% per gli anni 2016 e 2017 e al 100% a partire dall’anno 2018. Tuttavia non si comprende come ciò possa armonizzarsi con il fantomatico DPCM sulla stabilizzazione dei medici precari, presenti sull’intero territorio Italiano; inoltre come accade sovente, nascondendosi dietro l’enfasi di un monitoraggio dell’andamento delle assunzioni e dei livelli occupazionali, mai avvenuto in maniera capillare e precisa, sono gli equilibri di finanza pubblica a dettar legge e infatti incrementi di spesa, comporterebbero l’intervento del Tesoro rendendo de facto inattuabile la possibilità di assunzioni.
Ci chiediamo come, in questo desolante scenario, si possano garantire i LEA, sviluppare un piano concreto per affrontare il tema della cronicità, che sta progressivamente portando al collasso il SSN tutto. Con quali risorse umane si pensa di raggiungere gli obiettivi delineati. Non certo con gli “striminziti organici” che verranno ancora più ridotti all’osso dalla nota, prevedibile e preannunciata gobba pensionistica.
Certo che se questo è il “coraggio” che viene sbandierato dal Governo, non possiamo rimanere a guardare. Coraggio non vuole dire né fretta e nemmeno pressappochismo.
I giovani medici che lavorano con turni massacranti assunti con contratti ai limiti della legalità, esposti a rischi medico legali che non hanno pari al mondo, che assistono all’operato della loro classe dirigente, loro si che hanno coraggio da vendere.