Gli stipendi non sono mai cresciuti così poco. Per lo meno, da quanto l’Istat ha iniziato a monitorarne gli andamenti. Secondo gli ultimi dati dell’Istituto nazionale di statistica, infatti, le retribuzioni sono ferme al 1982, anno di inizio delle serie storiche. A fine giugno, dunque, l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è aumento solamente dello 0,1 per cento rispetto al mese precedente e dell’1,2 per cento rispetto allo stesso mese del 2013. Il dato è la sintesi di un aumento tendenziale dell’1,4 per cento per i dipendenti privati e di una variazione nulla nel comparto pubblico; tra i settori in cui l’incremento è stato maggiore, si segnalano le telecomunicazioni (3,1 per cento), la gomma, plastica e la lavorazione minerali non metalliferi (3,0 per cento) e l’estrazione minerali (2,9 per cento). Nel settore dell’edilizia, infine, la variazione è stata pari a zero. L’Istat segnala anche che a fine giugno la quota di dipendenti che erano in attesa di rinnovo era pari al 61,4 per cento nel totale dell’economia e del 50,1 per cento nel settore privato. In media, i dipendenti devono aspettare, per il rinnovo del contratto scaduto 30,3 mesi; quelli del settore privato, in particolare, 16,5.