I docenti e i dipendenti della scuola italiana continuano a essere beffati: poche ore fa il Consiglio dei Ministri ha autorizzato il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione ad esprimere il parere favorevole del Governo sul reperimento delle risorse e il recupero dell’anno 2012 ai fini del computo dell’anzianità necessaria alla maturazione degli scatti stipendiali del personale. Di per sé sarebbe un’ottima notizia, perché a decine di migliaia di lavoratori verrà corrisposto, probabilmente in autunno, un aumento di stipendio. Peccato che l’incremento in busta paga, spiega lo stesso CdM, viene “recuperato con l’ipotesi di CCNL in esame, che individua le risorse utili per gli anni dal 2012 in poi [per l’anno 2012 e i successivi], tramite la riduzione di varie voci dei fondi contrattuali della scuola”.
Ciò significa che per il terzo anno consecutivo, quella che è l’unica forma di carriera stipendiale dei lavoratori della scuola, lo scatto periodico in busta paga previsto dal contratto per una parte di loro, viene assegnata a danno della funzionalità dei servizi scolastici. Come già accaduto per recuperare gli scatti del 2010 e del 2011, invece di puntare allo sblocco del contratto e far avere i 1.200 euro l’anno persi in media per ogni dipendente dal 2010, all’Aran nei prossimi giorni i sindacati accondiscendenti permetteranno di tagliare in modo irrecuperabile centinaia di milioni di euro dal Miglioramento dell’offerta formativa: il fondo a supporto delle attività didattiche ed extradidattiche.
Il ‘Mof’, infatti, è fondo vitale per le nostre 8mila scuole autonome: sulla base delle indicazioni degli organi collegiali di ogni scuola, serve garantire la retribuzione di attività aggiuntive di insegnamento finalizzate all’arricchimento e alla personalizzazione dell’offerta formativa, oltre che per le ore prestate dai docenti della secondaria superiore per l’attuazione dei corsi di recupero per gli alunni con debito formativo. E per tante altre attività. Che in questo modo, dirottando i finanziamenti su altre voci di spesa, verranno meno o saranno svolte solo a livello formale.
“Siamo davvero amareggiati – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – perché non è questo il ruolo del sindacato: perché da sempre i soldi per gli aumenti dei dipendenti pubblici arrivano dalle leggi finanziarie e non dai risparmi di comparto o sottraendo altre preziose risorse interne. Mentre continuano a mancare in media 90 euro mensili a dipendente da attribuire a partire dal 2010, sia per il cronico mancato rinnovo contrattuale, sia per colpa del comma 452 dell’articolo 1 della Legge di Stabilità 2014, la 147/13, che ha di fatto bloccato lo stipendio ai valori del 2009 e lasciandolo 4 punti sotto l’inflazione. Con un danno economico complessivo per i lavoratori che arriva a 10mila euro”.
“Recentemente, la Ragioneria statale ha scritto che tra il 2008 e il 2012 mentre il costo della vita aumentava del 12%, gli stipendi dei dipendenti pubblici sono cresciuti del 9%. Con quelli di docenti e Ata incrementati di meno dell’8%. Fa pensare che invece il settore privato, nello stesso periodo, abbia fatto registrare un confortante +18%. E anche tra i dipendenti pubblici la Scuola è la maglia nera: nell’ultimo ‘Conto annuale’, realizzato dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato ha ravvisato che nel 2012 docenti e Ata hanno percepito in media 29.548 euro, l’importo annuo più basso della PA, inferiore pure ai dipendenti dei ministeri, delle regioni e delle autonomie locali. Non a caso, anche nei precedenti rinnovi, nella scuola si è preso l’1% in meno del resto del pubblico impiego. Anziché esultare – sottolinea Pacifico -, bisognerebbe vergognarsi di questo risultato”.
Anche l’ultimo Rapporto semestrale sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti, pubblicato dall’Aran, conferma quanto il mestiere dell’insegnante abbia perso prestigio e valore sociale: dal 2001 anche il settore privato è andato meglio, con le buste paga del manifatturiero che hanno sovrastato il costo della vita di ben 15 punti; chi lavora per la formazione e la crescita dei nostri giovani è invece andato sotto di 2 punti.
Il ‘vento’ è cambiato con il decreto legislativo 150 del 2009 tanto voluto dall’ex ministro Renato Brunetta. Quel decreto che ha legato gli incrementi in busta paga con il livello delle performance professionali, introducendo il modello aziendale nello Stato. E ha posto le basi per l’accordo interconfederale del 4 febbraio 2011 (non firmato da Flc-Cgil e Confedir), per l’atto di indirizzo successivo all’ARAN del 15 febbraio 2011 e per le sciagurate scelte contenute nel DEF 2013. Con cui si è confermata la volontà di congelare l’anzianità di servizio maturata dai neo-assunti per realizzare gli obiettivi di invarianza finanziaria: una scelta che, tra l’altro, il Mef vorrebbe confermare anche per gli immessi in ruolo di questa estate. Senza dimenticare che gli scatti del 2012, approvati in queste ore dal CdM, ancora una volta non si applicano ai 140mila precari e lascia fuori i 100.000 assunti a tempo indeterminato dal 2011.
“La verità – continua Pacifico – è che da alcuni anni certi sindacati si sono resi partecipi del processo di proletarizzazione della categoria. Facendolo pesare in negativo sull’offerta a supporto della didattica, dimenticando che non è possibile sottrarre soldi ai servizi essenziali. Anief, pertanto, rigetta questo ennesimo palliativo, imposto tra l’altro dal Governo senza passare per la contrattazione. Al personale della scuola vanno corrisposti aumenti almeno pari al costo della vita. E chi li rappresenta deve battersi per questo, altrimenti si svende e si mortifica la professionalità di chi si fa carico della crescita e dell’apprendimento dei nostri giovani”.
Pertanto, Anief invita tutto il personale della scuola a costituirsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU): per denunciare la disparità di trattamento tra i dipendenti pubblici in regime di privatizzazione del rapporto di lavoro che hanno un contratto bloccato, i dipendenti pubblici in servizio come magistrati o avvocati dello Stato che hanno dal dicembre 2012 sbloccati gli aumenti, e i lavoratori privati che non hanno avuto alcun blocco. Oltre che per denunciare la disparità di trattamento tra i lavoratori italiani ed europei. Per informazioni basta scrivere a r.stipendio@anief.net