Tra le cronache mondane e di rievocazione storica (perchè la vittima in questione è storia), oggi si parla di Holden Caulfied (nome che nessuno di per sè sa a cosa si riferisca), l’assassino di John Lennon che, dopo 34 anni, si pente dell’atto commesso e si dà di idiota per averlo fatto.
A parte il fatto che è esplicitamente una strategia dell’assassino per cercare di valorizzare la propria richiesta (perennemente respinta dai giudici) per farsi concedere la libertà condizionata, in noi osservatori di costumi, usi e consumi, sorge spontanea una reazione: chi se ne frega! Perchè fa notizia un assassino che si inventa balle per farsi mettere in libertà? O forse il travaglio di questo signore lo ha portato a dire che i motivi per cui aveva commesso l’assassinio non li ritiene più tali (questa sì che sarebbe una notizia)? No, niente di questo, solo un assassino che è stanco di stare in galera. Stanchezza comprensibile per chiunque, anche se le galere Usa non sono schifose come quelle italiane, ma non per questo con una tale importanza da assurgere alle cronache mondiali, e che ci lascia basiti per l’importanza attribuitagli dalla mediaticità. Persone come l’assassino di John Lennon, tolto il momento del tragico delitto, sono solo dei poveri esseri umani che -forse- si tormentano su se stessi. Ognuno di noi lo potrà giudicare rispetto al proprio pensiero e/o credo, ma riportacelo alla mente, umanizzandolo, no, proprio non ci piace. Lasciateci col nostro dolore di una rivoluzione culturale stroncata trentaquattro anni fa da uno dei tanti fanatici come quelli che oggi ammazzano i cristiani in Siria e non solo.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc