TAGLI ALLA SANITà: PACCO O PATTO PER LA SALUTE?

La credibilità nella vita degli uomini è un valore importante, tanto più in quella delle istituzioni. La svolta epocale di cui si era parlato a luglio dopo il parto del patto per la salute tra Governo e Regioni sembra svanita con il sole di agosto.

Per la verità, in quanto a credibilità, il Governo è recidivo, visto che lo stesso Consiglio dei ministri che a maggio ha approvato il contratto quadro sui permessi sindacali lo ha violato il mese successivo. Fino alla noia ripeteremo che tagliare la sanità nei periodi di crisi economica è un attentato al diritto alla salute dei cittadini e un provvedimento recessivo, che colpisce un settore che rappresenta l’11% del PIL, in cui ogni euro investito ne produce 3.

Dopo il grasso che cola, senza indicarne sede e beneficiari, è il turno della litania del taglio non ai servizi, ma agli sprechi, senza che qualcuno provi a mettere nero su bianco una loro lista con il foglio excel della eliminazione. Magari, meglio di tanti consulenti, potrebbe funzionare uno come Sergio Rizzo come Virgilio in quell’inferno.

Mentre i ministri titolari annunciano che la difesa non si tocca e che sono stati trovati i soldi per lo sblocco retributivo degli statali in divisa, vorremmo ricordare che c’è qualche differenza di costo e di funzione tra un defibrillatore ed un f35 e che sbloccare le retribuzioni degli statali in camice non richiede risorse aggiuntive per i bilanci pubblici. La sanità esige certo analisi e riflessione che non possono essere sintetizzate in 140 caratteri, ma non è una buona ragione per continuare ad usarla come bancomat rimuovendo le richieste dei suoi professionisti. Senza i quali anche il contenimento dei costi continuerà a muoversi tra tagli e ritagli a danno del diritto alla salute e di quello del lavoro.