"Ho depositato una interrogazione al ministro dell’Interno Angelino Alfano e al ministro della Giustizia Andrea Orlando affinché facciano immediata chiarezza sul caso di 6 attivisti, di cui 2 esponenti di Arcigay Arcilesbica Omphalos e 4 appartenenti a Bella Queer, entrambe associazioni LGBT perugine, indagati e successivamente rinviati a giudizio per il reato di ‘disturbo alla quiete pubblica’; infatti, durante una manifestazione in piazza delle Sentinelle in Piedi, il 29 marzo scorso a Perugia, i giovani si sarebbero baciati con i rispettivi partner dello stesso sesso e avrebbero – stando ai verbali della Questura – ‘promosso una contromanfiestazione’ non autorizzata resasi evidente da ‘ombrelli colorati, accessori d’abbigliamento multicolore e cori’”. Lo annuncia Alessandro Zan, deputato ed esponente della comunità gay. “Ciò che più lascia increduli” spiega il parlamentare veneto, “è la descrizione, nei verbali della Polizia si Stato di Perugia, di un bacio avvenuto tra Stefano Bucaioni, attivista di Arcigay, e il marito sposato a Londra il mese scorso; bacio che avrebbe fatto scattare, secondo la coppia, la richiesta immediata dei documenti di identità da parte di un agente della Digos e la successiva segnalazione alla Procura: ‘[…] avvicinandosi ad altro individuo di sesso maschile si esibiva in un prolungato e concupiscente bacio sulla bocca con lo stesso’ è scritto nei verbali di Polizia Giudiziaria, ‘nel bel mezzo di Corso Vannucci ed in presenza di numerose famiglie con bambini e ragazzi molti dei quali minorenni che in quel momento affollavano il centro cittadino lasciando i passanti disgustati da tale dimostrazione’. Ciò che è accaduto, con gli avvisi di garanzia recapitati il 7 ottobre scorso,” dichiara Alessandro Zan “sembra essere un’atto gravissimo, che si configura come un’irragionevole aggressione alla sfera giuridica privata e personalissima di persone che manifestavano pacificamente il loro dissenso, senza che si creasse qualsivoglia interruzione di servizio pubblico o tafferuglio con le forze dell’ordine o gli altri manifestanti. Intendo andare a fondo della questione” spiega il deputato, “e sono curioso di conoscere i presupposti giuridici di natura penale che, sulla base di una descrizione soggettiva e discriminatoria di un bacio tra due uomini, hanno indotto il PM della Procura di Perugia ad avvalorare le accuse della Digos. Un comportamento, sia da parte delle forze dell’ordine che della Magistratura requirente,” conclude Alessandro Zan, “che spaventa e sembra ricalcare quello della Polizia politica segreta di sessant’anni fa: i poliziotti e il magistrato sembrano infatti essersi concentrati nel reprimere forme civili di dissenso e nel limitare il diritto fondamentale alla libertà personale, sancita dalla nostra Costituzione, andando contro al ruolo di tutela e garanzia cui sono deputati e facendo dell’omofobia un metro di giudizio penale”.