Dopo il grande successo di "Toni Servillo legge Napoli", primo, emozionante appuntamento col cartellone del Vittorio Emanuele, la prosa, diretta da Ninni Bruschetta, continua con la compagnia Scimone-Sframeli che presenta per la prima volta nel teatro della loro città, “Giù”, drammaturgia originale di Scimone, andato in scena dappertutto in Italia e soltanto una volta in Sicilia lo scorso luglio a Taormina per la rassegna monografica su tutti i lavori della compagnia. Un grande e sentito ritorno a casa, per questa compagnia che muove i suoi primi passi a Messina, si forma oltre lo Stretto, e esporta con orgoglio il suo teatro in tutto il mondo, soprattutto in Francia, dove Spiro Scimone e Francesco Sframeli sono molto amati, insieme agli altri componenti della compagnia, Salvatore Arena e Gianluca Cesale. Tra l’altro, uno dei rari casi di compagnia teatrale pura che si dedica al cinema, col film premiato a Venezia "Due amici", migliore opera prima.
Dal "Cortile" ai "Pali" dei lavori teatrali precedenti, i personaggi border line della compagnia Scimone-Sframeli adesso si ritrovano "Giù", letteralmente sprofondati nel marcio che ci circonda. Un gabinetto gigante a centro scena, questi uomini che sbucano fuori, e il Padre (Gianluca Cesale), mentre si rade, dà una mano come può, per tirarli su, per farli respirare un po’. Da questo grande cesso, metafora e protagonista, spuntano a giro il Figlio (Spiro Scimone, autore del testo), Don Carlo il prete "scomodo" (Francesco Sframeli, anche regista) e un Sagrestano (Salvatore Arena), ma Giù continua a esserci la fila, e non si può stare su troppo tempo, bisogna invece lasciare spazio anche agli altri per un momento d’aria, per parlare, per sbattere in faccia a tutti le colpe di tutti e rompere infine un silenzio doloroso. Giù in effetti c’è anche il "povero Cristo di Ugo", lo si sente cantare se la finestra è aperta, canta sotto un ponte e lo fa per i suoi figli, per non perdere del tutto la dignità. Un messaggio urgente,di denuncia, violento come solo la semplicità sa essere, che pure lascia ridere delle sofferenze sulla scena, e a un tratto disarma e spezza il fiato.
Dalle note della compagnia: «Giù è un invito indignato a rompere il silenzio per dare voce agli altri. E’ un urlo contro il marciume della nostra società che umilia la dignità e la libertà dell’individuo. Giù ci sono tante persone che, per difendere i valori umani e lottare contro il male che avanza, aspettano il loro turno per tornare su… per tornare, di nuovo, su».
La prima martedì 21 alle 21, repliche in abbonamento fino a venerdì 24, con la pomeridiana delle 17.30. Gli accrediti per i giornalisti vanno richiesti, ed eventualmente confermati, all’indirizzo mailinfo@teatrodimessina.it. Sarà possibile farlo entro due giorni dallo spettacolo. In via eccezionale, per lo spettacolo "Giù", le richieste potranno pervenire fino a martedì mattina.
Prossimi appuntamenti, alla sala Laudamo "Ritratti di signore", il 23 e 24 ottobre per l’apertura della rassegna "Laudamo aperta", monologhi liberamente tratti da Aldo Nicolaj, con l’attore Antonio Lo Presti, la cantante Eliana Risicato e Melo Mafali al pianoforte. A seguire, il 25 ottobre al Vittorio Emanuele il concerto di Ramin Bahrami, pianista tra i più interessanti interpreti viventi dell’opera di Bach, primo spettacolo proposto dalla direzione artistica di Giovanni Renzo.