Giannini vuole licenziare gli insegnanti? Prima ci sono i dirigenti, direttori e capi dipartimento Miur

“Prima di auspicare l’introduzione di procedure che permettano di licenziare gli insegnanti della Scuola pubblica, si pensi al licenziamento di dipendenti pubblici con responsabilità decisamente superiori ma che sino ad oggi si sono dimostrati intoccabili”. Così risponde Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, alle dichiarazioni rilasciate a Palermo dal Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, durante un confronto organizzato dalla Repubblica delle idee.

“Quello auspicato dal Ministro – commenta Pacifico – sarebbe un provvedimento punitivo che non corrisponde ad alcun intervento di riorganizzazione e rilancio del settore formativo. Ma se proprio si deve pensare a licenziare un dipendente del comparto Scuola, la precedenza va data a chi ha responsabilità decisionali decisamente maggiori: si pensi a quei dirigenti, funzionari, direttori e capi dipartimento, che provocano danni alla macchina organizzativa, senza però subire alcuna conseguenza. Si guardi al loro ruolo, ad esempio, sugli sprechi derivanti da consulenze e deleghe, spesso non solo inutili ma anche clientelari”.

“Piuttosto che pensare a licenziare gli insegnanti – continua il sindacalista Anief-Confedir – il Ministro pensi ad esercitare le dovute pressioni sul Governo di cui fa parte per far aumentare almeno di un punto percentuale di Pil l’investimento sul settore dell’istruzione, dell’università e della ricerca, visto che al momento siamo in fondo alla classifica Ocse. Bisognerebbe prendere esempio dalla Germania, dove anche negli ultimi anni contrassegnati dalla crisi economica, gli investimenti del Pil proprio nel comparto della pubblica amministrazione sono aumentati”.

"Giannini dovrebbe poi sapere che gli insegnanti, come tutti i dipendenti pubblici, rispetto ai colleghi che operano nel privato si trovano in una evidente situazione di svantaggio: non hanno ottenuto alcuna ‘finestra’ sulle pensioni, malgrado vi fossero motivi legati all’alto stress che arreca la professione. Inoltre continuano a subire la trattenuta del 2,5% per l’accantonamento del Tfr, mentre nelle aziende private questo è interamente a carico del datore di lavoro. Inoltre, non si capisce quale restrizione ulteriore si possa attuare, visto che da oltre 10 anni i dipendenti delle pubbliche amministrazioni possono essere licenziati per motivi legittimi. Il responsabile del Miur – conclude Pacifico – impegni il suo tempo, piuttosto, a valorizzare i docenti, riportandogli lo stipendio almeno al livello dell’inflazione”.