Mt 22,33-40
Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: "Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?". Gli rispose: " Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso . Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".
di Ettore Sentimentale
La pericope in oggetto ci presenta ancora il tentativo dei farisei di mettere alla prova Gesù, dopo che quest’ultimo ha messo KO i sadducei (Mt 22, 23-33) sulle problematiche inerenti la risurrezione.
Il nostro brano presenta l’iniziativa degli osservanti della legge che si riuniscono per “congiurare” contro Gesù. Al di là di quello che emergerà dal confronto, i farisei si coalizzano con i sadducei – nemici per antonomasia – con uno scopo ben preciso: mettere alla prova Gesù, ma si può tradurre anche “tentare”.
Stavolta, però, non mandano allo sbaraglio un pivellino, ma un esperto, un “dottore della Legge”. Qui sorge spontanea una prima constatazione. Quando non si sa che pesci prendere (a livello socio-politico-ecclesiale) ci si affida sempre a dei “periti”, confortati dalla sicurezza che costoro hanno in mano la bacchetta magica… Senza addentrarmi troppo nei particolari, spesso questa manovra denota una palese irresponsabilità della collettività, una delega in bianco a favore di “esperti” per affrontare il problema del momento.
Nel nostro caso si tratta di un’operazione di controllo dottrinale ”ante litteram”, oggi si tratterebbe di un colloquio condotto dalla Congregazione della Dottrina delle Fede. I farisei interrogano Gesù per conoscere quale fede costui professa e – tramite l’esperto – gli chiedono (lett.): “Maestro, quale comandamento è grande nella Legge?”.
La domanda non è poi così banale per chi (come i farisei) dava estrema importanza all’osservanza scrupolosa del sabato, sulla quale Gesù aveva pubblicamente manifestato le sue perplessità. Anzi, aveva sconvolto i suoi ascoltatori capovolgendo i termini della questione: ”Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mc 2,27).
E da quel momento i farisei avevano progettato l’eliminazione fisica del Maestro (Mt 12,14). Ora la risposta di Gesù è piacevolmente sorprendente perché non si rifà alle “dieci parole” (decalogo), ma allo “ShemàIsrael”, il “credo” che gli osservanti recitano due volte al giorno.
E nel testo eucologico rielaborato da Gesù appaiono tutti gli elementi fondamentali che giocano un ruolo importante nel momento in cui l’uomo si rivolge a Dio: cuore, anima e mente.
La risposta del Maestro, però, va oltre la domanda “Qual è il grande comandamento”. Gesù infatti aggiunge che quanto affermato contiene pure il “primo” comandamento, facendo così intendere che c’è pure “il secondo, simile al primo”. Adesso la risposta è completa, perché per Gesù l’amore verso Dio non è reale se non si concretizza nell’amore al prossimo: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”.
Fin qui il racconto dell’evangelista Matteo. In effetti l’interruzione sembra un po’ brusca, perché il discorso continuerà nel momento in cui, un altro dottore della Legge, vedendosi zittito da Gesù, gli chiede: “E chi è il mio prossimo?” (Lc 10,29).
Dall’ultima citazione evangelica è facile risalire al racconto del buon samaritano…una pagina evangelica che è stata massicciamente commentata lungo il corso dei secoli.
Ci ha provato pure il card. Carlo Maria Martini, con la lettera pastorale “Farsi prossimo” del 1986 (facilmente reperibile sul web). Tanti passaggi conservano ancora lo slancio profetico che deve animare la vita quotidiana dei cristiani che percorrono le strade del mondo facendosi “prossimi” a tutti, particolarmente ai più deboli.