di Emilio Fragale
Il generoso tentativo dei giovani democratici di Messina, che hanno richiamato tutti alla unità, ha indotto le c.d. componenti a incontrarsi in piazza Lo Sardo. Il "popolo" (anche quello del PD), in quello spazio, visto l’andazzo, si ritrova la domenica per il contado (nè per contarsi nè per incontrarsi). Il Segretario Provinciale ha ripromesso tempi brevi per la formalizzazione del comitato di lavoro che lo affiancherà nella guida del Partito. La sensazione è che sarà difficile affrancarsi dal tratto di "transizione" che sembra connotare questa esperienza. Più passano le settimane più si avvicina il prossimo congresso, più si allontana il miraggio di oasi programmatiche, più si corre il rischio di restare tagliati fuori da tutte le sedi in cui si discute, elabora, decide. In questi giorni l’area Dem ha voluto offrire plasticamente l’idea di una ossatura robusta e compatta. Si è trattato di una fotografia (meglio radiografia) di gruppo. Allo stato non ci sono fratture. Solo ammaccature e microlesioni. In chiusura della "festa" i renziani hanno scoperto che neppure il Segretario Regionale, che a Crocetta rinfaccia di dimenticare che Messina-genovesiana ha determinato la sua ascesa a governatore, è immune da vuoti di memoria. Testualmente ha dichiarato che "non gli piace chi sale prima sul carro del vincitore; figuriamoci chi sale dopo; lui non è renziano neanche dell’ultimo quarto d’ora". Hai capito il giovane turco!? I giovani del PD ci hanno ricordato cinque cose.
La prima: vi è una generazione che è nata democratica … non democristiana, non comunista, non socialista, non liberale di sinistra.
La seconda: vi è una generazione, in cerca di opportunità, che guarda al futuro, che talvolta deve, talvolta vuole … partire. Il partire per bisogno della pancia e’ diverso dal partire per bisogno dell’anima.
La terza: occorre essere aperti ad un dialogo infragenerazionale e intergenerazionale.
La quarta: demagogia e anarchia, risse e barzellette, chiassose rivoluzioni e cambiamenti di parata sono solo funzionali alle prossime elezioni non alle prossime generazioni.
La quinta: lavoro, lavoro, lavoro.
In fondo, in fondo, la prima considerazione e’ marcatamente targata dalla anagrafe; la seconda, invece, attraversa diverse età. I problemi delle persone, delle famiglie, delle imprese diventano sempre più drammatici. Chi ha la fortuna o il merito di non avere problemi si deprime con la "qualità della vita" offerta dal contesto.
Sulla terza, bisogna osservare che vi è in atto un ricambio generazionale. Pur se inevitabile, il dato non è mai per definizione scontato, per definizione positivo. Soprattutto, si consideri che questo "ricambio" non procede per gradi ma per scossoni che finiscono – nell’assestamento – a bypassare qualche generazione.
Sulla quarta … nulla da aggiungere. La "P"olitica e’ speranza.
Sulla quinta: non vi sarà lavoro, senza sviluppo; sviluppo senza intrapresa; intrapresa senza produzione; produzione senza risorse private e pubbliche; risorse private senza accettazione di rischio e assicurazione di infrastrutture logistiche; risorse pubbliche senza modificare i parametri di un asfissiante rigore europeista.
Ritorno sulla prima questione (non facilmente liquidabile) e che, comunque, riaffiora se si ventila aria di scissione o se serve solo a ventilare l’ambiente. Di rimbalzo dalle cronache nazionali si registra nel PD una tensione tra un sentimento di sinistra che riceve motivo di ritrovato orgoglio nelle posizioni del sindacato che agita lo spettro dello sciopero generale e un ragionamento di centro che supporta e trae linfa dalle attese che il Paese coltiva su l’attuale governo (rectius su l’attuale Kapo del Governo). Come si traduce questa asperità in riva allo Stretto?
Residuano sullo sfondo, alla nostra latitudine, due punti di domanda.
1) Nel PD della città e della provincia di Messina, all’ala sinistra, la Camera del Lavoro esprimera’ personale disponibile ad assumersi responsabilità che trascendono il linguaggio della "parte sociale"?
2) Nel PD della città e della provincia di Messina, siamo così sicuri che il gioco di centrocampo sia totalmente occupato?
Alla prima domanda non (o)so rispondere.
Alla seconda posso timidamente (ma non troppo) accennare che diffusamente si ritiene che l’OPA lanciata dai DR non sia così persuasiva e che la barriera frangiflutti eretta dai DEM non sia così rassicurante. Se un diffuso sentire puo’ strutturarsi in idem sentire e’ ancora non maturo per ipotizzarlo/affermarlo. Ah … appartengo ad una generazione, ritengo non con-chiusa, non "sconclusa", che guarda dentro, fuori, attorno, che scruta dietro, accanto, avanti … una generazione (non sillabante e non sibilante) che ha ancora molto da dire (e ri-dire), costruire (e ri-costruire), fare (e ri-fare) … non dal basso ma dal profondo.