Tra il 2010 e il 2015, denuncia l’Ufficio studi della CGIA, le addizionali comunali e regionali aumenteranno a dismisura: per un impiegato del 35 per cento, per un operaio e un lavoratore autonomo del 36 per cento, per un quadro del 38 per cento e per un dirigente del 41 per cento.
“Salvo rare eccezioni – afferma il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – negli ultimi anni le addizionali Irpef hanno subito dei forti incrementi, sia per compensare i tagli dei trasferimenti statali, sia per fronteggiare gli effetti della crisi che hanno messo a dura prova i bilanci delle Regioni e dei Comuni. Risultato? Gli italiani si sono ritrovati con i portafogli più leggeri”.
Ma l’aspetto singolare di questa vicenda è che il loro peso economico è superiore a quello di Tari e Tasi messe assieme. Se in una abitazione principale media tra Tasi (150/170 euro circa) e Tari (300/350 euro circa) una famiglia di 3 persone nel 2014 paga al Comune di residenza attorno ai 500 euro, tra l’addizionale comunale e quella regionale, invece, un impiegato quest’anno versa 732 euro, un lavoratore autonomo 924 euro, un quadro 1.405 euro e un dirigente 3.583 euro. Solo nel caso dell’operaio la situazione si capovolge: le addizionali si attestano sui 430 euro, contro i 500 euro circa che verserà quest’anno di Tasi più Tari.
“Pur costando mediamente meno delle addizionali Irpef – conclude Bortolussi – la Tari e la Tasi sono le tasse locali più avversate dai cittadini. La ragione di questo paradosso va ricercata nelle modalità di pagamento di queste imposte. Le addizionali Irpef vengono prelevate mensilmente alla fonte, di conseguenza il contribuente non ha la percezione di quanto gli viene decurtato lo stipendio o la pensione. Per il pagamento della Tasi e della Tari, invece, i cittadini devono mettere mano al portafogli per onorare le scadenze e recarsi fisicamente in banca o alle Poste. Operazioni che psicologicamente rimangono ben impresse nella mente di ciascuno”.
Vediamo quanto peseranno nelle tasche degli italiani le addizionali comunali e regionali Irpef. Le aliquote applicate sono quelle medie nazionali per livello di reddito riportate più sotto (vedi Tab.1 e Tab.2 nel link sottostante). Gli importi sono riferiti all’anno di imposta 2014 che, come prassi, verranno pagati nel 2015.
Un operaio con uno stipendio mensile netto pari di quasi 1.290 euro, ha visto aumentare in questi ultimi 6 anni il carico fiscale di 114 euro (+36%). Nel 2015 pagherà 429 euro (- 1 euro rispetto al 2014).
Un impiegato con uno stipendio netto di poco superiore ai 1.800 euro al mese, tra il 2010 e il 2015 versa 195 euro in più, pari ad un aumento del 35%. L’anno prossimo pagherà 747 euro (+ 15 euro rispetto al 2014).
Un lavoratore autonomo con un reddito annuo di 40.000 euro ha subito un incremento di imposta di 253 euro (+36%). Nel 2015 il peso delle addizionali sarà pari a 747 euro (+ 15 rispetto al 2014).
Un quadro con uno stipendio mensile netto di circa 3.000 euro al mese, ha subito, invece, un aggravio di 403 euro (+38%). L’anno prossimo verserà 1.455 euro (+ 50 euro rispetto al 2014).
Un dirigente, infine, con uno stipendio di quasi 7.000 euro netti al mese ha visto aumentare il peso delle addizionali di 1.094 euro (+41%). Nel 2015 le addizionali peseranno per un importo complessivo di 3.753 euro (+ 170 euro rispetto l’anno prima).
Ovviamente, fanno notare dalla CGIA, il prelievo delle addizionali è proporzionale al reddito. La crescita del peso fiscale legato alle addizionali è da addebitare anche alle modifiche legislative avvenute in questi ultimi anni.
– Addizionale comunale IRPEF: nel 2009 e nel 2010 vigeva il “blocco” delle aliquote. Solo nel 2011 e poi definitivamente nel 2012 è stata ridata la possibilità ai Sindaci di aumentare le aliquote sino ad un valore massimo dello 0,8%. Analizzando quelle applicate nei 108 Comuni capoluogo di provincia, si nota che:
• sono 60 i Sindaci che hanno elevato l’aliquota al livello massimo dello 0,8%, pur riconoscendo delle soglie di esenzione;
•solo Trento e Gorizia non applicano l’addizionale comunale Irpef;
•una dozzina di Comuni hanno aumentato le aliquote nell’ultimo anno, mentre sono solo un paio quelli che hanno ridotto il prelievo.
– Addizionale regionale IRPEF: anche i Governatori hanno subito il blocco delle aliquote, tuttavia le Regioni in disavanzo sanitario hanno attuato (e attuano tuttora) l’incremento dell’aliquota per ridurre il deficit. L’aliquota base dell’addizionale regionale era pari allo 0,9% sino al 2010; è stata elevata all’1,23% dal cosiddetto “Salva Italia” del 2011. Sino al 2013 l’aliquota base poteva essere elevata di altri 0,5 punti percentuali, raggiungendo l’1,73%. Dal 2014 può essere elevata di 1,1 punti percentuali: pertanto dall’1,23% si può toccare la soglia massima del 2,33%. Nel caso in cui la Regione sia in disavanzo sanitario e non abbia rispettato gli obiettivi intermedi del piano di rientro, l’aliquota dell’addizionale regionale Irpef viene elevata di ulteriori 0,3 punti percentuali oltre il livello massimo. Nel 2014 si trova in questa situazione il Molise che aveva articolato la maggiorazione dell’aliquota per scaglioni di reddito. Per effetto di questa regola l’aliquota dell’ultimo scaglione è salita sino al 2,63%. Infatti, a rendere ancora più variegata la situazione vi è la possibilità che le Regioni modulino le variazioni dell’addizionale regionale per scaglioni di reddito.