Dal 1 dicembre dovrebbe chiudere il quotidiano “La Padania”, organo ufficiale della Leganord, e in quanto tale giornale che usufruisce dei soldi pubblici previsti per questo tipo di stampa, e non solo. Chiusura emblematica leggendo una intervista alla direttrice Aurora Lussana, pubblicata sul quotidiano “Cronache del Garantista”. Le colpe sarebbero in due direzioni:
1 – il taglio ai fondi dell’editoria disposto dal Governo nella legge di stabilità: “Renzi vuole mettere il bavaglio a tutte quelle realta’ territoriali, libere e indipendenti che si oppongono al pensiero unico, alla globalizzazione e all’immigrazionismo. Il disegno è chiaro”.
2 – “le casse della Leganord sono quasi vuote e per il prossimo anno non ci possono quindi garantire il consueto sostegno”.
In entrambi i casi si tratta di soldi quasi esclusivamente pubblici, visto che la maggior parte di quelli presenti nelle casse della Leganord sono del finanziamento pubblico ai partiti.
Inoltre, in queste ultime settimane, la visibilita’ mediatica del segretario della Leganord, Matteo Salvini, e’ notevole. Visibilita’ pero’ che non sembra corrispondere ad una maggiore attenzione di quella parte di opinione pubblica che acquista e legge i giornali cartacei (e mediatici, in questo caso, visto che dovrebbe chiudere anche il web de La Padania).
L’emblematicitaà di quanto dice la direttrice Lussana è nel suo ignorare quello che -a nostro avviso- dovrebbe essere l’elemento base di un giornale che è sul mercato: i lettori/acquirenti e la pubblicità. Le sue motivazioni che stanno alla base della chiusura sono solo politiche/partitiche e non anche commerciali, al punto che annovera nelle “realtà territoriali” ciò che non è tale, altrimenti perchè i soggetti della realtà non dovrebbero acquistare La Padania? Noi crediamo che la realtà della Lussana sia quella di chi vede e vive il mondo solo con gli occhiali di un partito politico. E sin qui non ci sarebbe nulla di strano, visto che stiamo parlando di un giornale che è organo di un partito politico. L’emblematicità nasce però se prendiamo in considerazione cosa è oggi un partito politico e la sua stampa: non mantenuta da iscritti e simpatizzanti e curiosi, ma dai soldi dello Stato, decisi da quelli che fanno parte di questi stessi partiti.
Noi non sappiamo se il premier Renzi abbia tagliato i fondi dell’editoria per fare dispetto alla Leganord (non ci sembra, visto che hanno chiuso anche i due organi stampa del suo partito, Europa e l’Unità). Quindi crediamo che sia un sistema che cominci a cedere (finalmente!). Ma prendiamo atto che Lussana, come quelli dei giornali Europa e l’Unità, sembra che vivano una loro realtà che non è quella di chi quotidianamente lavora, pensa, si informa, sceglie, acquista. E in base a questo dà un peso determinante alle politiche commerciali di questo o quell’altro soggetto che è presente sul mercato… ma sembra che la parola mercato non faccia parte del vocabolario della Lussana, e non solo.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc