Gli unici riferimenti al personale non docente sono relativi alla voce ‘tagli’ previsti dall’articolo 28 della Legge di Stabilità: quelli che dal prossimo anno verranno applicati cancellando le supplenze brevi degli assistenti tecnici e amministrativi, oltre che quelle per i primi sette giorni di assenza dei collaboratori scolastici (comma 8); quelli che lo Stato si appresta ad attuare con “una riduzione nel numero dei posti pari a 2.020 unità” per assicurarsi “una riduzione nella spesa di personale pari ad euro 50,7 milioni a decorrere all’anno scolastico 2015/2016” (comma 10).
“Non si comprende – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – per quale motivo il Governo si sia dimenticato del personale Ata. Se non per ridurre ancora di oltre 2mila unità il contingente nazionale. Considerando i 47mila tagli di posti attuati a seguito della riforma Gelmini, in un quinquennio si è arrivati così alla cancellazione di 50mila amministrativi, tecnici e ausiliari. Eppure una componente lavorativa fondamentale per la gestione dei nostri istituti, per l’organizzazione, per i rapporti con le famiglie, per la pulizia delle aule e per la sorveglianza degli alunni. Il sospetto, più che fondato, è che si voglia ancora una volta fare cassa riducendo preziose risorse umane ed impoverendo ulteriormente l’offerta pubblica scolastica”.
“L’Anief – continua il suo presidente – chiede quindi pubblicamente al Governo di cambiare marcia sul personale Ata: poiché quest’anno sono state assegnate circa 19mila supplenze, tra annuali e fino al termine delle attività didattiche, sottraendovi i 2mila posti che andranno a sparire il prossimo anno, per effetto della Legge di Stabilità, si proceda senza indugi all’assunzione di 17mila precari”.
“Anche perché – continua il sindacalista – la messa in mora dell’Italia da parte sempre dell’Unione europea in merito alla procedura 2124/10 riguarda proprio il personale Ata della scuola: si potrebbe arrivare al paradosso che se il prossimo 26 novembre la Corte di Giustizia dell’Ue condannerà l’Italia per la mancata adozione della direttiva UE 1999/70/CE, che prevede l’assunzione a titolo definitivo per tutti quei dipendenti che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio, il Governo procederà all’assunzione di tutto il personale della scuola. Dimenticandosi però di quella categoria, gli Ata, grazie alla quale era stato avviato il procedimento”.
Il sindacato si schiera quindi a favore dalla stabilizzazione del personale su tutti i posti disponibili. Sarebbe un passo importante per la valorizzazione di una categoria afflitta da tante problematiche: oltre ai tagli al personale, amministrativi e tecnici devono fare i conti con stipendi del tutto inadeguati, spesso con mansioni non più solamente esecutive, ma anche concettuali. Non di rado gli assistenti tecnici che per ovviare alle molteplici richieste di lavoro svolgono lavori da amministrativi. E solo raramente sono presenti nella scuola primaria e media, malgrado questi necessitino di interventi informatici e tecnologici continui. Non meno rilevante è il problema delle segreterie, dove il processo di autonomia e digitalizzazione delle scuole è stato ‘caricato’ sulle spalle del personale amministrativo senza formarlo ed ora anche decurtandogli posti di lavoro.
Per non parlare di collaboratori scolastici, penalizzati non poco dalla decisione di cedere migliaia di posti Ata alla categoria LSU: la cosiddetta esternalizzazione delle funzioni del personale non docente ha comportato un’ulteriore decurtazione di posti. Soprattutto nelle Regioni del Sud e nelle Isole. Se è legittimo aprire le porte delle scuole a personale che ha perso il lavoro ed è impegnato in attività socialmente utili, come del resto ampiamente stabilito dalla giurisprudenza in materia, è evidente che occorreva però anche prevedere dei posti aggiuntivi per queste assunzioni.