"Liberi dal gioco d’azzardo. Con l’azzardo ti giochi la vita": questo lo slogan della campagna di comunicazione presentata a Roma presso la Sala della Mercede, da "Mettiamoci in gioco", la campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo promossa da decine di associazioni tra cui l’Uisp. L’iniziativa si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica decostruendo i messaggi illusori di “vincite facili” diffusi dall’industria dell’azzardo: sono stati realizzati due spot tv e due spot radio, manifesti, locandine e immagini coordinate per Facebook e Twitter. La Campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo promossa da ACLI, ADA, ADUSBEF, ANCI, ANTEAS, ARCI, ASSOCIAZIONE ORTHOS, AUSER, AUPI, AVVISO PUBBLICO, AZIONE CATTOLICA ITALIANA, CGIL, CISL, CNCA, CONAGGA, CTG, FEDERAZIONE SCS-CNOS/SALESIANI PER IL SOCIALE, FEDERCONSUMATORI, FEDERSERD, FICT, FITEL, FP CGIL, GRUPPO ABELE, INTERCEAR, ITAL UIL, LEGA CONSUMATORI, LIBERA, SCUOLA DELLE BUONE PRATICHE/LEGAUTONOMIE-TERRE DI MEZZO, SHAKER-PENSIERI SENZA DIMORA, UIL, UIL PENSIONATI, UISP.
"Il messaggio che lanciamo con questa campagna di sensibilizzazione" – ha spiegato Don Armando Zappolini, portavoce di Mettiamoci in gioco – "è molto chiaro: attenzione, non fatevi abbindolare dalla pubblicità dei giochi d’azzardo. Non avete ‘quasi vinto’ e non ‘vincerete facile’. Anzi, è vero piuttosto che ‘più giochi più perdi, è matematico’, come diciamo nei nostri materiali di comunicazione. E il consumo di azzardo può dar luogo ad abuso e dipendenza, con conseguenze molto negative per sé, per le persone che ci sono accanto, per la società. Per raggiungere l’opinione pubblica punteremo, prima di tutto, sui mezzi e sulle strutture delle organizzazioni che aderiscono alla Campagna a livello nazionale e locale. Ogni aderente si impegna a far circolare i materiali della campagna all’interno della propria rete, nei luoghi e negli incontri che organizza a tutti i livelli. Insomma, invece, di investire soldi per acquistare spazi pubblicitari, scommettiamo sulle relazioni sociali, sulla mobilitazione delle nostre organizzazioni, dei nostri soci e volontari. Ma rivolgiamo un invito particolare a unirsi a noi anche ai comuni, da quelli più piccoli alle città metropolitane: promuoviamo insieme un messaggio forte rivolto ai cittadini."
"L’impegno che mettiamo in questa campagna di comunicazione", continua don Zappolini, "è però anche un appello lanciato alle istituzioni e alla politica: suona la campanella, è ora di prendere decisioni precise e coraggiose, a cominciare dall’approvazione della prima legge quadro sul gioco d’azzardo in Italia, da quanto sarà contenuto in materia nella legge delega fiscale e dal riconoscimento, finalmente, del gioco d’azzardo patologico nei livelli essenziali di assistenza garantiti dallo Stato, per i quali vanno stanziate risorse economiche aggiuntive rispetto a quelle ora previste nel Fondo sanitario. Ogni persona che ha problemi di dipendenza deve poter contare su un aiuto professionale e facilmente accessibile da parte dei servizi pubblici e del terzo settore accreditato."
Il gioco d’azzardo ha conosciuto un successo travolgente nel nostro paese, tra i primi al mondo per consumo di giochi. Si è passati da un fatturato di 24,8 miliardi di euro nel 2004 agli 88,5 miliardi del 2012. Solo nel 2013 vi è stato un leggero calo del fatturato, fermatosi a 84,7 miliardi, probabilmente per la dura crisi economica che sta attraversando il paese. Il 56,3% del fatturato viene dagli "apparecchi" (slot machine e vlt), ma è in significativa ascesa il gioco on line. È importante notare che al crescere del fatturato non è seguito un maggior introito per lo stato, sotto forma di tasse. Nel 2004, l’erario ha incassato dall’azzardo 7,3 miliardi di euro (pari al 29,4% del fatturato complessivo), mentre nel 2013 ha registrato un’entrata di 8,1 miliardi (pari al 9,5% del fatturato, nel 2013 era stato addirittura il 9%). Dunque, una cifra non indifferente per le finanze pubbliche, ma molto più bassa del giro d’affari attivato dal settore, con le sue pesanti ricadute sociali e sanitarie che comportano un notevole dispendio di risorse economiche per farvi fronte.
Il Cnr stima in 17 milioni (42% delle persone residenti in Italia tra i 15 e i 64 anni) il numero di coloro che hanno giocato almeno una volta in un anno, in 2 milioni gli italiani a rischio minimo e in circa un milione i giocatori ad alto rischio (600-700mila) o già patologici (250-300mila).