La relatrice al ddl Divorzio breve, Rossana Filippin (Pd), ha depositato in commissione Giustizia al Senato una riformulazione dell’emendamento Pd – a prima firma Beppe Lumia – che chiede un’ulteriore semplificazione delle procedure per lo scioglimento del matrimonio.
Entrambi i coniugi potranno farne richiesta anche in assenza della separazione legale (gli attuali tre anni che precedono lo scioglimento), ma non quando ci sono figli minori, portatori di disabilità grave e figli minori di 26 anni economicamente non sufficienti.
Questa vicenda del cosiddetto divorzio breve è una cartina al tornasole di come prude il cervello dei nostri legislatori. Allo stato dei fatti, come blocchi “ideologici”, gli unici coerenti e comprensibili sono coloro che sono contrari al divorzio in assoluto: con la loro indissolubilità del matrimonio tranne che con la Sacra Rota e quindi penalizzante i matrimoni contratti solo in Comune… ma è comunque la loro storia, fatta di imposizioni e strabordamenti religiosi dove non c’è limite tra peccato e reato. L’emendamento odierno del Partito Democratico viene ora in soccorso dei pruriti ideologici dei proponenti e dei figli bambocci che a 18 anni/maggiorenni possono andare in galera e possono anche impedire il divorzio dei loro genitori. Inoltre, i figli minori e quelli disabili gravi: perche’ nel divorzio senza separazione legale non si può decidere come possono essere tutelati, tutela che invece sarebbe possibile con la tortura dei tre anni di separazione legale? Noi non riusciamo a capirlo e quindi ci “buttiamo” aggettivando questa proposta come “prurito ideologico”. Ma guarda un po’ se nel 2014, 39 anni dopo il referendum sul divorzio, ci devono essere -tra i fautori del divorzio- coloro che pensano e agiscono in questo modo… E siccome siamo irriverenti, ci viene spontanea una domanda: non sarà che diversi di loro sono avvocati civilisti/matrimonialisti e si vedono sfumare un po’ di business?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc