ENNESIMO COLPO AL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

Con un colpo di mano nascosto dietro centinaia di commi ed infiniti rinvii a leggi precedenti, la legge di stabilità suona le campane a morto per i giovani medici in cerca di una occupazione coerente con la complessità e la durata del loro percorso formativo, e per la stessa sostenibilità della sanita pubblica. Altro che valorizzazione delle risorse umane, cabine di regia, patto della salute!! Le disposizioni della legge n. 191/2009, che prevedevano che le spese del personale non superassero per il triennio 2010-2012 il corrispondente ammontare dell’anno 2004 diminuito dell’1,4 per cento, vengono prorogate, infatti, a ciascuno degli anni dal 2013 al 2020 . Si decide, di fatto, per i prossimi 6 anni, con buona pace di precari stabili e giovani specialisti, una revisione al ribasso delle consistenze di personale, dipendente a tempo indeterminato e determinato, con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, o con altre forme di lavoro flessibile, o con convenzioni. Con la ciliegina sulla torta di un conseguente ridimensionamento dei pertinenti fondi della contrattazione integrativa.
Un blocco del turnover eterno che condanna quantità e qualità dei servizi sanitari ad una progressiva asfissia, una pietra tombale su ogni annuncio di staffetta generazionale.
In fondo a questa strada c’è un sistema sanitario pubblico impoverito di capitale umano e di competenze professionali, sospinte, dal combinato disposto tra peggioramento delle condizioni di lavoro e delle retribuzioni, in un privato destinato ad imporsi come vero sistema sanitario accanto al primo, residuale e destinato ai poveri, alle urgenze ed ai settori a basso interesse economico. L’obiettivo di spalancare la strada alla intermediazione finanziaria ed assicurativa, ancorchè mascherato dietro incrementi puramente nominali del fondo sanitario e necessità di risparmi, che per la sanità non finiscono mai, è sempre più vicino. E, sia chiaro, non ce lo chiede l’Europa né i nostri figli.
Colpisce il silenzio o l’indifferenza di tutti i soggetti interessati. Per quanto ci riguarda il destino di involuzione recessiva cui anche questo Governo vuole condannare la sanità pubblica non ci troverà complici. Noi continueremo a dire ai cittadini che il loro diritto alla cura sarà sempre meno esigibile con il peggioramento delle condizioni di lavoro e la rarefazione, anche numerica, di chi deve curare.