Secondo il rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale, le reti degli acquedotti sono sempre più dei colabrodo: le perdite, tra il 2008 e il 2012 sono passate dal 32,1 al 37,4%, cioè più di un terzo dell’acqua che viene immessa nelle specifiche reti sparisce, non viene nè consumata nè fatturata non arrivando all’utente finale. Ma è bene sottolineare che comunque è l’utente finale che paga queste perdite, grazie ai continui balzelli che le tariffe idriche subiscono proprio per consentire -come ci dicono Autorità e gestori- l’ammodernamento delle rispettive reti, ammodernamento che vede al primo posto sempre la riduzione delle perdite. L’utente paga per aziende che non sono in grado di far fronte al primo imperativo della loro missione, non disperdere nel nulla “l’oro bianco” di cui sono gestori. Nel contempo, gli azionisti di queste società (quasi tutti enti pubblici), si distribuiscono gli utili come se -adempiuta la propria missione- se lo meritassero. Ma il Censis oggi fa una fotografia che ci dice proprio il contrario: queste aziende/gestori non solo non hanno adempiuto alla propria missione, ma hanno peggiorato la situazione che si erano impegnati a risolvere “dragando”i soldi da utenti che sono anche sudditi, visto che tutte queste aziende agiscono in regime di monopolio e se gli utenti non pagano quello che viene loro imposto, non avrebbero l’acqua nei rubinetti delle proprie case.
In un regime di democrazia economica controllata (è l’Autorità idrica -AEEG- che autorizza le tariffe al consumo di ogni singolo gestore), ci aspettiamo che i soldi pagati per un servizio -miglioramento delle reti-, debbano essere restituiti, anche e soprattutto perchè il motivo per cui sono stati chiesti, non solo non è stato rispettato, ma la situazione è peggiorata. Quindi vogliamo i soldi indietro. E non ci importa se ce li daranno i gestori di loro iniziativa o perchè sarà loro imposto dall’AEEG. Se ciò non accadrà denunceremo i gestori e l’AEEG per furto e truffa.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc