La Federdistribuzione, che raggruppa alcune aziende della distribuzione commerciale, ha portato all’attenzione della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome la necessità di anticipare i saldi invernali al 3 gennaio (rispetto al 6 gennaio), perchè così si darebbe un po’ di ossigeno -da loro valutato in 1,7 miliardi- con vendite maggiori perchè legate anche alla scadenza della Befana. Vendite “che consentirebbero di fornire un impulso ai consumi e di mettere ‘fieno in cascina’ – sottolinea Federdistribuzione – a un settore del commercio che sta soffrendo la crisi dei consumi e che vede costantemente aumentare la concorrenza delle vendite on-line, notoriamente slegate da ogni vincolo sui prezzi”. Federdistribuzione rappresenta alcune “imprese distributive operanti nei settori alimentare e non alimentare che svolgono la propria attività attraverso le più innovative formule del commercio moderno: centri commerciali e ipermercati, supermercati grandi e piccoli, grandi magazzini, grandi superfici specializzate, discount, cash and carry, franchising”.
Forse siamo attenti meno del dovuto, ma proprio non ci sembra che i commercianti di questo tipo di negozi non siano in prima linea – anche e soprattutto in questo periodo in cui i saldi di legge non ci sono- nell’offrire sconti, promozioni, riduzioni, occasioni, etc.. …. per cui ci appare ostico questo tipo di appello alle istituzioni… ma tant’è… Ma, a parte questa nostra irriverente osticità, ci preme sottolineare soprattutto un altro aspetto: in un Paese che si dice abbia un libero mercato, un’associazione di commercianti deve fare appello allo Stato perche’ conceda ai propri assistiti di praticare sconti nel modo piu’ appropriato al calendario. Certo, la legge sui saldi esiste, e quindi…. e’ proprio qui il problema: i saldi che esistono disciplinati dalla legge e, di conseguenza, la sudditanza dei commercianti a questo tipo di meccanismo. Financo a sfociare nel ridicolo, come se -per l’appunto- i commercianti per abbassare i prezzi avessero bisogno dei saldi e non facciano sconti in qualunque periodo dell’anno. Ma è il gioco delle parti. Ognuno fa la propria bella figurina: verso gli associati quelli di Federdistribuzione, e verso i sudditi quelli dello Stato che eventualmente decidono. Va da sè, che in uno Stato e in un’economia con queste limitazioni e con questi comportamenti, si va poco lontano. Anzi, non si va proprio: è lo specchio di un Paese che, senza profonde trasfusioni di libertà economiche, potrà solo continuare a restare al palo, a piangersi addosso ed a petere genuflessi verso il potere e la sua benevolenza… presunta portatrice di benessere. Il teatro continua, avanti col prossimo atto!
Vincenzo Donvito, presidente Aduc