“The Interview”, il film del regista Seth Rogen, prodotto dalla Sony Pictures, che, dopo le minacce dei “Guardians of the Peace” (GOP) di attacchi informatici diffusi in caso di proiezione, da diverse settimane è causa di tensioni diplomatiche tra Usa e Corea del Nord. Com’era previsto, nelle poche sale che hanno accettato di programmarlo (331 sulle 3.000 previste), sta spopolando. La mobilitazione è stata mondiale, con tanto di discorso di colui che abitualmente viene definito l’uomo piuì potente della Terra, il presidente Usa Barack Obama, posizioni ufficiali delle autorità nord-coreane che hanno respinto ogni rapporto con i cyber-terroristi, intervento della Repubblica Popolare Cinese, indignazione a destra e a manca, etc etc. e, sostanzialmente, i comuni mortali tutti lì a cercare di carpire spezzoni di questo film che è una commedia in cui un paio di giornalisti si fanno arruolare dalla Cia per assassinare il presidente nord coreano Kim Jong-un. Il piccolo cinema di Greenwich Village a New York che lo ha proiettato ieri 25 dicembre, era strapieno. E immaginiamo così sarà anche nelle altre sale, fino ad entrare poi nei grandi circuiti di distribuzione che danno gloria e soldi ai loro proprietari. I militanti Usa dei diritti civili e contro la censura ritengono ormai un atto militante l’andare a vedere questo film, ormai una sorta di Woodstock (1969) del 2014: chi non c’era o chi non l’ha visto in un qualche film in merito, è annoverato tra “coloro che non sanno e non possono capire”… Il film di questo film ci sembra -però- proprio già visto. Quanta considerazione avrebbe avuto un film con una trama che, nella filmografia mondiale, si tramanda di padre in figlio prendendo in considerazione il dittatore storico o di turno? Probabilmente, fra meno di un anno lo avremo visto anche sui nostri canali tv… Siamo troppo cattivi? Può darsi, ma questo non ci esime dal rilevare come tutto quello che e’ accaduto e continua ad accadere fa parte di un clichè di marketing che -complimenti agli ideatori- ha decisamente sfondato, con costi molto contenuti per i produttori e con attori che si sono involontariamente e gratuitamente prestati allo scorrere di questo film di marketing. Quanto sarebbe costato l’attore Barack Obama? Nessun prezzo, perchè sicuramente non avrebbe accettato di fare l’attore (almeno fintanto che e’ in carica come presidente: c’e’ -tra gli ex-presidenti Usa- chi si fa pagare parcelle d’oro per le conferenze, perche’ non dovrebbe essere cosi’ anche per un ruolo di attore?).
Quando nel secolo scorso vedevamo film che ipotizzavano varie “fine del mondo”, “terribili attacchi iper-teconologici a New York”, etc, ci sembrava fantascienza. Bene, con la vicenda del film “The Interview” siamo andati oltre la fantascienza: e’ stato dimostrato come scienza, giornalismo e marketing possono intervenire nella realta’, e soprattutto nei punti deboli di questa realta’ (come gli equilibri del terrore ancora in vigore fra gli Stati) per portare il mondo ad un diffuso delirio. Quante volte ci siamo immedesimati -cosiddetti grandi e cosiddetti piccoli- nei film che abbiamo visto, e gli stessi magari hanno condizionato le nostre scelte di vita? Avanti il prossimo. L’importante -speriamo- è che ognuno di noi faccia tesoro di quanto accade. Non tanto per non prestare più l’orecchio al mitico “al lupo al lupo” dopo che abbiamo verificato che si trattava di un gioco/scherzo, ma “solo” per saperlo. E’ bene ricordarlo: conoscenza e consapevolezza sono le armi più forti che un individuo puo’ usare per difendersi e attaccare in ogni dove, e preservare la propria individualità e libertà di scelta.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc