E’ stato pubblicato lo schema di decreto legislativo contenente la nuova disciplina del regime di tutela in caso di licenziamento illegittimo. Si tratta di una “piccola” rivoluzione nella disciplina dei licenziamenti illegittimi per i nuovi assunti, in base alla quale la sanzione della reintegrazione è esclusa sempre nei licenziamenti economici (individuali e collettivi), mentre nei licenziamenti soggettivi (per giusta causa o giustificato motivo soggettivo) essa è eccezionalmente ammessa solo quando i motivi indicati sono “materialmente” inesistenti” (e dunque non è ammessa quando si discute se il licenziamento è misura “proporzionata” rispetto ai fatti). Invece della reintegrazione, in caso di licenziamento illegittimo spetta solo un indennizzo che dipende dall’anzianità (tutele crescenti) e che parte da 4 mensilità e può arrivare fino ad un massimo di 24 mensilità.
“Il giudizio sulla manovra a livello generale è positivo poiché cambia il volto della disciplina del rapporto di lavoro in Italia rendendola più flessibile e vicina a quelle europee, anche se ci vorranno anni o decenni affinché si estenda alla maggioranza della popolazione italiana lavorativa – commenta l’Avvocato Fabrizio Daverio, socio fondatore dello Studio Legale Daverio & Florio, specializzato in diritto del lavoro e della Previdenza Sociale -. Il Jobs Act porta avanti la riforma Fornero rendendola però più netta e più chiara dato che i confini fra reintegrazione e indennità erano molto più ambigui. La reintegrazione adesso è un’eccezione assoluta, che si può applicare, a parte i licenziamenti discriminatori, solo nel caso di licenziamento soggettivo, quando i fatti materiali non sono veri.”
La nuova disciplina si applica a tutti i nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato ed è sufficiente che siano nuovi, cioè stipulati dopo l’entrata in vigore del decreto. Non conta più il requisito dei 16 dipendenti o oltre. La differenza è che per le aziende piccole gli indennizzi sono dimezzati e la reintegrazione non si applica neppure nel caso dei fatti “materiali” non veri.
“Si tratta quindi di una piccola rivoluzione che porta certezza nella materia ma bisogna sottolineare che ciò vale solo per i nuovi contratti – prosegue l’Avvocato Fabrizio Daverio -. Non cambia nulla per quelli già in essere per i quali rimane in vigore la legge Fornero del 2012. La popolazione lavorativa italiana, dal momento in cui entrerà in vigore il decreto, si dividerà quindi in due, con i “nuovi assunti” a cui si applicherà la nuova disciplina e i “vecchi” che manterranno la precedente. Una spaccatura evidente anche a livello processuale poiché, per lo stesso caso, ai vecchi assunti si applicherà la legge Fornero, mentre per i “nuovi” si applicherà il giudizio ordinario del lavoro.”
“E’ evidente che la manovra, congiuntamente alla politica di forte agevolazione e incentivazione alle assunzioni, punta a favorire le nuove assunzioni assicurando agli imprenditori la possibilità di poter ridurre il personale “nuovo” a costi certi e prevedibili, e soprattutto senza rischiare la reintegrazione – prosegue l’Avvocato Fabrizio Daverio – Alcune aspettative sono però andate deluse. Per esempio, è mancata un’espressa menzione dello “scarso rendimento” come causa di licenziamento. Un punto che interessa molto alle aziende ma si ritiene che il nuovo quadro normativo favorisca comunque iniziative anche a tale riguardo.”
Ci sono anche novità molto interessanti. Il datore di lavoro che licenzia può offrire al lavoratore licenziato, in Sede Ufficiale, un indennizzo ridotto (da due a diciotto mensilità), con il vantaggio che esso è esentasse e non soggetto neppure a oneri sociali. E’ un modo per avvicinare le parti ad un accordo riducendo il costo dell’indennizzo (per il datore di lavoro) e aumentandone il valore (per i licenziati). “I piccoli imprenditori vengono incoraggiati a varcare la soglia dei 15 dipendenti prevedendo che la nuova disciplina si applichi – solo per essi, e solo se varcano tale soglia – anche se assunti precedentemente a tale data – conclude Daverio.”
Viene infine istituito il “contratto di ricollocazione” volto a favorire il reinserimenti dei lavoratori licenziati nel mondo del lavoro. Lo si vedrà nei dettagli con i prossimi decreti attuativi.