Sono tornato dalle vacanze e ho trovato il comunicato della Fip Sicilia che annunciava l’evento dell’All Star Game di C a Capo d’Orlando. In preda al delirio ho dato una rapida occhiata alle formazioni delle cosiddette “stelle”. Lo ammetto ho dovuto rileggere cinque volte i convocati per non cadere dalla sedia. Senza che nessuno ci resti male ma se questo è ancora un movimento che aspira ad avere un futuro sono perplesso sulla bontà delle scelte. Non so, ma mi sembra tutto consequenziale a questi dirigenti, sempre meno interessati a gestire la normalità e cioè le regole, i calendari, lo svolgimento regolare delle gare e sempre più concentrati sui soldi. Non che questo sia male, ma bisognerebbe essere capaci a fare le due cose. L’All Star Game dovrebbe essere una vetrina per le nuove leve non il cimitero degli elefanti. D’accordo l’ingresso per assistere all’All Star Game di Serie C è libero, per una serata all’insegna di divertimento e tanto sano sport a disposizione di tutti ma che spettacolo regaleranno ai presenti se i migliori della categoria restano a casa? Bah, questa è la vita, questo è il mondo del basket. Lo sport e le regole sono ben altra cosa e la credibilità per le scelte se la sono lasciata sfuggire di mano con disarmante facilità. Magari presto o tardi ci sarà qualcuno che inizierà a dire io non ci sto… per il momento funziona così, cioè male. Né regole, né meritocrazia. Sono segnali: altro che mutare pelle! Non c’è posto per i "miracoli”, per i più bravi. Lo sport del resto oggi è lo specchio della società, mi sembra inevitabile, com’è nostra abitudine. Mai che un cambiamento sia gestito in modo intelligente, ragionato, frutto di una serena discussione. Tutto avviene tra errori, ripicche, vendette. E’ l’All Star Game di C, bellezza.